BUONE E CATTIVE NOTIZIE - Se è vero che i punti di ricarica crescono in Italia (41.000, contro i 2000 di cinque anni fa), è però altrettanto vero che il Sud resta indietro: il 57% delle prese si trova nel Nord Italia, il 22% al Centro e solo il 21% fra Mezzogiorno e Isole. Oltretutto, i tre quarti delle stazioni forniscono al massimo 22 kW (richiedendo lunghe soste). Anche per questo da noi la diffusione delle auto a batteria va a rilento: 190.000 su un totale di oltre 39 milioni di vetture, e nel 2022 le loro immatricolazioni hanno rappresentato una fetta del 3,7%: pochissimo, in rapporto al 17,7%, 16,6% e 13,3% rispettivamente di Germania, Francia e Gran Bretagna.
LE CITTÀ - Indagando poi nelle metropoli, abbiamo scoperto che a Milano, Torino e Roma, dove le prese ammontano rispettivamente a 2309, 1816 e 3113, il 70% si trova in strada, mentre il restante 30% in garage, centri commerciali, hotel e ristoranti, a disposizione dei clienti. Esiste l’anomalia Napoli: il 91% dei 1478 connettori è nei garage, così da proteggere meglio (ci è stato detto) colonnine e vetture dagli atti vandalici. Ma obbligando a un esborso extra per poterle usare. Come si evince dalla nostra videoinchiesta (guarda il filmato qui sotto). Tutto regolare: tecnicamente, sono “installazioni eseguite da soggetti privati su suolo privato”.
LA BUROCRAZIA BLOCCA TUTTO - Una soluzione per un vero boom delle colonnine? Nel 2021, l’ex governo Draghi ha stabilito che 713 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa finanziassero 21.000 stazioni: i bandi del ministero dell’Ambiente per investire 270 milioni nelle prime 6500 stazioni ci sono, ma tutto è bloccato dalla burocrazia.