HA UN QUALCOSA DI MAGICO - Chi c’è stato almeno una volta lo sa: l’atmosfera di Rétromobile si respira già due, tre isolati prima di raggiungere il polo fieristico di Porte de Versailles. Siamo imbottigliati nel traffico e dallo scarico di una vecchia Renault 4CV ferma al semaforo fuoriescono nuvolette di fumo azzurrino, mentre nel senso di marcia opposto il quattro cilindri bialbero di un’Alfa Romeo 2000 GTV si schiarisce la voce, in attesa del verde. A Parigi, nei giorni in cui dal 1976 si svolge la fiera d’auto d’epoca più chic d’Europa, chi ha una classica in garage la tira fuori e gira per la città con un certo orgoglio. D’altronde, di una kermesse così, chi ama i motori di una volta non può che andare fiero: da tutto il mondo, ogni anno, in centinaia di migliaia raggiungono la Ville Lumière per vedere gioielli che difficilmente capita di vedere in altri posti.
SOLO IL MEGLIO. IN TUTTI I SENSI - Gli onori della cronaca, a Rétromobile, spettano alle supercar, tempestate di flash, accerchiate da fotografi, cameraman ed elegantissime signore e signori che tra la folla si fanno largo con un invidiabile aplomb. Le sette (sì, sette, non è un errore) Ferrari F40 in vendita a cifre a sei zeri sono forse la fotografia più nitida del livello di una fiera in cui le auto “popolari” sono in netta minoranza, rispetto a quelle super sportive o di gran lusso. Sperare d’imbattersi nell’utilitaria, magari un po’ scassata, con cui si è presa la patente tanti anni fa, insomma, qui è praticamente inutile. Ma non è solo rifacendosi gli occhi con i tanti pezzi da novanta esposti dai commercianti d’auto più à la page, o messi all’incanto dalle case d’asta più prestigiose, che ci si ripaga il prezzo del biglietto. Perché Rétromobile è certamente un infallibile termometro del mercato delle auto da collezione, ma è anche un formidabile aggregatore di storie e culture automobilistiche spesso molto distanti tra loro.
SUCCEDE SOLO A PARIGI - Rétromobile è quel luogo in cui le case automobilistiche più importanti aprono l’album dei ricordi per raccontare i capitoli più vincenti, avvincenti e curiosi della loro lunga storia. Se non ci fosse il salon, per dire, per vedere una Trekka, piccola e simpaticissima fuoristrada in stile Land Rover che la Skoda ha costruito in circa 3.000 esemplari dal 1966 al 1972 a Otahuhu, in Nuova Zelanda, bisognerebbe andare in Repubblica Ceca e bussare alle porte del museo della casa, che dista una cinquantina di chilometri da Praga. Di Toyota Rav4 prima serie, in giro, ce ne sono ancora molte, ma immaginate lo stupore della gente, nel leggere sul pannello informativo che quella tre porte verde acqua, sotto il cofano, non ha il 2.0 a benzina da 129 CV, perché è il prototipo elettrico, del 1997, mai arrivato in Europa.
LA FRANCIA DELLE AUTO CHE FANNO SOGNARE - Rétromobile, infine, è un ammaliante specchio di quella grandeur automobilistica d’oltralpe che, sin dagli albori dell’industria, ne ha scandito l’evoluzione e scritto pagine memorabili. Allo stand della Renault, la R4 e la R5 di ieri guardano in faccia le eredi a batteria di oggi. E desta una gran curiosità la show car Record Filante 2025, presentata come un manifesto sul futuro accanto all’antenata “spirituale” degli anni ’20, la mostruosa 40 CV des Records. E poi, la favola della Citroën DS, che da settant’anni tinge di una luce romantica un mondo, quello dell’auto, che di romantico ha ormai ben poco. L’essenza della più francese delle auto francesi (ma che deve il suo charme alla creatività di un geniale stilista italiano, Flaminio Bertoni) è tutta racchiusa nell’auto ritta in piedi sulla coda, coi fari che puntano al cielo. È tutta in quella filante silhouette di metallo, ispirata a un pesce e senza ruote, esattamente come l’aveva immaginata il suo creatore. Che pare s’infuriò, o almeno così narra la leggenda, quando capì che gli ingegneri, alla fine, le ruote le avrebbero messe e lui non avrebbe potuto farci nulla…