MILLE OSTACOLI - In Italia, per ora, non si può certo parlare di "rivoluzione elettrica". Da noi circolano solo 193.000 auto a corrente, e a maggio 2023 ne sono state immatricolate solo 6.164 (su un totale di 151.434 vetture uscite dalle concessionarie). Incidono fra l’altro i prezzi di listino elevati, i bonus statali piuttosto limitati e la diffusione poco capillare delle colonnine (specie quelle veloci) associata all'autonomia non proprio elevata della maggior parte delle vetture a batteria. Ma il Politecnico di Milano (in collaborazione col colosso assicurativo Unipol) ha indagato per capire in che misura nel nostro Paese sia possibile il passaggio dal termico all’elettrico. I risultati sono stati illustrati ieri alla Triennale di Milano, durante il secondo forum di “The Urban Mobility Council, il Think Tank della mobilità”.
QUALE BASE - La ricerca è basata sui dati telematici rilevati dalle scatole nere installate sui veicoli dei clienti della compagnia in tre province (sono stati processati 360 milioni di spostamenti per oltre 226.000 auto). Obiettivo dell’indagine, individuare l’E-Private Mobility Index: la percentuale di auto a motore termico che potrebbe essere sostituita dalle elettriche senza causare evidenti disagi a chi le usa. I criteri di giudizio principali sono le capillarità e la potenza delle colonnine presenti sul territorio e le abitudini dei guidatori. Ecco i risultati, un po’ sorprendenti, nelle tre province: a Roma, oggi, solo il 17% degli automobilisti potrebbe passare senza problemi a un’elettrica; la percentuale sale al 28% a Brescia e addirittura al 42% a Bari.
SECONDO PASSO - Lo studio ha misurato anche la fattibilità economica: la convenienza dell’investimento per il passaggio all’auto elettrica, tenendo conto che in media i proprietari le tengono per otto anni. Il tutto influenzato dal costo della ricarica: a Roma le auto elettriche sarebbero ammortizzabili in quel lasso temporale se la ricarica avesse un costo di 0,2 euro per KWh (costo pre crisi energetica). Se il costo aumentasse a 0,36 euro per KWh (post crisi), solo il 7% delle auto raggiungerebbe la parità. Le stesse percentuali sono 7% e 3% per Brescia, 13% e 6% per Bari.