SQUILIBRIO DI FORZE - Il baricentro di controllo di Stellantis, il colosso automobilistico nato dalla fusione tra il gruppo francese PSA e quello italoamericano FCA, non si trova a metà tra Torino e Parigi, ma è sbilanciato sul versante transalpino, “con ricadute già evidenti nel settore dell’indotto connesso con le linee di produzione degli stabilimenti italiani”. A suonare l’allarme, a poco più di due settimane dalla presentazione del piano industriale che dettaglierà le strategie del gruppo, è il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che sottolinea come per effetto dell’aumento della quota detenuta dall’azionista pubblico francese la distribuzione della proprietà è “diversa da quella precedentemente annunciata” e suggerisce l’ipotesi di un ingresso di Cassa depositi e prestiti per “favorire un ribilanciamento di pesi tra la componente francese e quella italiana, così proteggendo le tecnologie e l’occupazione”.
MAGGIORANZA FRANCESE - Secondo quanto riferisce oggi un articolo del Corriere della Sera, la quota di Stellantis in mano allo Stato francese è pari al 6,5%, e non al 6,2%, come inizialmente annunciato in seguito alla fusione tra PSA e FCA, e se si somma l’8,5% della famiglia Peugeot il totale detenuto dagli azionisti francesi risulterebbe del 15%. Con il 14,4%, invece, Exor, la holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli-Elkann, è il primo azionista singolo. In base agli accordi, lo scorso settembre, cedendo l’1,15% della sua partecipazione, i cinesi di Dongfeng hanno cominciato la loro discesa dal capitale di Stellantis, dal quale usciranno completamente entro fine anno.
ANCHE IL BOARD PENDE VERSO PARIGI - Anche la composizione del consiglio di amministrazione di Stellantis fotografa una prevalenza francese. Il board è infatti composto da 11 consiglieri, 6 dei quali sono provengono dal gruppo PSA, incluso il ceo, Carlos Tavares. Nel prospetto di fusione, inoltre, viene indicato che “FCA e PSA hanno determinato che Peugeot è l’acquirente dal punto di vista contabile e la fusione è contabilizzata come un’acquisizione inversa. Nello stesso documento, infine, è specificato che gli azionisti di riferimento del gruppo PSA, Epf/Ffp, BPIfrance e i cinesi di Dongfeng detengono complessivamente il 19% contro il 14,4% della Exor. In sostanza, gli ex-soci di PSA sono prevalgono su quelli di FCA.