SVOLTA CLAMOROSA - Se ne parla già da un po’ ma sembra proprio che ora sia la volta buona: Tesla renderà disponibili i suoi Supercharger ai veicoli di altri costruttori. Lo ha confermato il ceo Elon Musk con un tweet (qui sotto): “entro la fine dell'anno apriremo la nostra rete di Supercharger ad altri veicoli elettrici”.
UNA RETE UNICA - La rete di ricarica proprietaria, nata nel 2012 insieme alle Model S, dovrebbe attualmente essere una delle più estese fra quelle ad alta potenza, se non la più estesa, a livello globale. I numeri della Tesla parlano infatti di più di 2.600 postazioni con circa 25.000 punti di ricarica, un asset importante quanto necessario (e lungimirante). Mentre un costruttore di questi anni sa che troverà una rete discretamente sviluppata - almeno in Europa, Cina e Usa - e in piena espansione, nei primi Anni 10 Tesla era infatti da sola e, per la sua rivoluzione elettrica, non poteva che contare sulle sue forze. “Sdoganare” le auto elettriche implicava molti km di autonomia e quindi, oltre alla ricerca della massima efficienza, una batteria molto capace. Questa grande batteria - gli ioni di litio per la trazione elettrica sono stati introdotti proprio da Tesla con la Roadster - era però lenta da ricaricare a meno di non usare colonnine fast, come le Supercharger, per l’appunto.
ESCLUSIVA A SENSO UNICO - I Supercharger, in virtù del connettore proprietario e di blocchi software, possono caricare solo automobili Tesla. Il contrario è invece possibile: con un adattatore le Tesla possono caricarsi da qualsiasi colonnina, fast in corrente continua o più lentamente in alternata. Elon Musk ha giustificato il connettore proprietario Tesla con il motivo che all’epoca non esisteva uno standard. A questo proposito, notiamo che in Europa la Tesla sta già utilizzando connettori CCS e quindi sarà più facile aprire la rete dei Supercharger al mercato. Per consentire la compatibilità con altri marchi Tesla deve anche aggiornare la sua app e, soprattutto, trovare un accordo per la ripartizione degli incassi. Quando ciò avverrà i proprietari di veicoli elettrici non-Tesla avranno a disposizione, dalla sera alla mattina, un’ulteriore, estesa rete di caricabatterie fast e questo diminuirà l'ansia da autonomia e potrebbe aumentare in generale le vendite di veicoli elettrici, uno degli obiettivi della Tesla.
MA SARÀ LA MOSSA GIUSTA? - Dunque ora la casa americana potrà "monetizzare" uno dei suoi asset strategici, aggiungendo una voce importante al fatturato. Ma questa scelta potrebbe anche avere delle ripercussioni negative. Per esempio scontentando gli attuali proprietari delle Tesla, che ora dispongono di una rete esclusiva e spesso non affollata di punti di ricarica distribuiti strategicamente sulle principali direttrici autostradali, tanto da rendere le Tesla le uniche auto elettriche con le quali è possibile fare anche viaggi lunghi, a patto di mettere in conto tempi di percorrenza maggiori. E inoltre, potrebbe scoraggiare potenziali clienti futuri, facendo venire meno uno dei principali motivi di scelta di una Tesla: perché acquistarne una, quando posso disporre della sua stessa rete di ricarica anche con un modello di un altro costruttore? Ma, certamente, Elon Musk si sarà già dato una risposta.
We created our own connector, as there was no standard back then & Tesla was only maker of long range electric cars.
— Elon Musk (@elonmusk) July 20, 2021
It’s one fairly slim connector for both low & high power charging.
That said, we’re making our Supercharger network open to other EVs later this year.