L’ITALIA DICE SÌ, LA GERMANIA NO - Con 10 voti favorevoli (tra i quali l’Italia), 5 contrari e 14 astenuti, l’Unione Europea ha approvato in via definitiva i dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina. I governi hanno quindi accettato le nuove tariffe fino al 35% che si aggiungeranno al 10% già in vigore. Come mostrano i numeri, la decisione è stata tutt’altro che unanime e i 27 membri dell’Unione sono arrivati decisamente molto divisi sull’eventuale decisione. Il grande “no” è arrivato dalla Germania, mentre sul lato opposto c’erano in prima linea Italia e Francia. In mezzo la maggioranza dei paesi, capitanati dalla Spagna. Attivi già da luglio, salvo passi indietro ancora possibili (i negoziati sono ancora attivi e se si dovesse trovare un accordo le tariffe punitive potrebbero essere tolte in qualsiasi momento), i nuovi dazi entreranno ufficialmente in vigore il prossimo 30 ottobre 2024 e avranno una durata di 5 anni: varieranno dal 7,8% per la Tesla al 35,3% per il gruppo Saic, che in Europa è forte con il marchio MG.
LA CINA NON CI STA - Il provvedimento rappresenta l’ultimo atto di un’indagine durata un anno, che ha analizzato come il governo cinese ha finanziato la produzione di automobili dei costruttori locali. Pechino ha negato le accuse, promettendo di rifarsi a sua volta con dazi riservati alle esportazioni europee verso la Cina, dai prodotti lattiero-caseari fino alla carne di maiale e agli alcolici. “Ci saranno rappresaglie”, ha ammesso un funzionario europeo. E mentre la Germania si preoccupa per la sua industria, che considera la Cina vitale per le sue principali aziende automobilistiche, anche l’Italia per voce del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha chiesto di riprendere i negoziati sia tra Unione Europea e Cina sia in sede del WTO “per giungere a una soluzione condivisa”.
TRA SPERANZA E PREOCCUPAZIONE - Ursula Von der Leyen, presidente della Commisione Europea, ha difeso le nuove tariffe, sostenendo che il settore dei veicoli elettrici ha un grande potenziale per il futuro della competitività Europa e e la sua leadership industriale nel settore “green”. Una certa preoccupazione arriva dal ceo della BMW, Oliver Zipse, che ha definito i dazi un “segno fatale per l’industria automobilistica europea. Stellantis ha preso atto della votazione, sostenendo “una concorrenza libera e leale”, sulla scia di quanto fatto dall’Acea, l’associazione europea dei costruttori di auto.