Gli ultimi due anni sono stati quelli della svolta per la Hyundai. Ha ridefinito la sua gamma presentando una pletora di nuovi modelli, ha rivoluzionato il suo design virando con decisione verso uno stile più europeo, e ha pure modificato la sua “filosofia” privilegiando la qualità costruttiva e la ricchezza della dotazione, senza caricare la mano sul prezzo. I risultati le stanno dando ragione: negli ultimi anni è salita dal decimo al quinto posto nella graduatoria mondiale dei costruttori di automobili, e ora non ha paura di osare.
Prendiamo la Hyundai Veloster (si pronuncia con l’accento sulla “o”): una vettura innovativa, coraggiosa e decisamente “trasversale”. Per dimensioni (è lunga 422 cm) e funzionalità si pone in lizza con compatte come Peugeot 308, VW Golf eccetera, per originalità e carattere compete direttamente con coupé come Opel Astra GTC, Renault Mégane e Volkswagen Scirocco, e si spinge addirittura a “infastidire” piccole sportive come l’Alfa Romeo MiTo.
Le frecce nella faretra della Hyundai Veloster sono tante: si tratta, infatti, di una “quasi crossover” che può soddisfare le esigenze sia di chi cerca una coupé sfiziosa per distinguersi dalla massa, sia di chi vuole una comoda due volumi fuori dagli schemi, ma comunque pratica e confortevole. Una vettura dall’estetica decisamente intrigante e così originale da far discutere, caratterizzata dalla curiosa soluzione delle tre porte: una più lunga dal lato guida e due dal lato opposto (non a caso la Hyundai ha ribattezzato la Veloster “1+2”), con quella dietro neanche tanto piccola, per agevolare l’accesso.
Da rimarcare anche la garanzia “Tripla 5” (cioè di cinque anni con chilometri illimitati, e un periodo altrettanto lungo per l’assistenza stradale con recupero del veicolo in caso di incidente e per i controlli gratuiti), con l’aggiunta del patto “Impegno Hyundai” (che recita: se la macchina non dovesse piacerti, avrai tempo un mese per riportarla dal concessionario ed essere completamente rimborsato).
Fiancata alta, movimentata dai passaruota muscolosi e pronunciati e da una marcata incavatura ricurva alla base delle portiere, un aggressivo frontale, dominato da una grande presa d’aria esagonale e da moderni e lunghi fari con luci diurne a led; tetto molto inclinato e in cristallo, che si fonde nel lunotto con un accenno di spoiler; coda tronca (tipo hatchback) con fanali vistosamente incavati e con uno spigoloso terminale di scarico sdoppiato disposto al centro di un finto, ma aggressivo, estrattore d’aria: tutto nella Hyundai Veloster esprime compiutamente la nuova filosofia del marchio coreano, sintetizzata dallo slogan “New thinking, new possibilities”, ovverosia cercare di andare oltre le convenzioni con un punto di vista differente. E d’altronde, come potrebbe essere altrimenti per un marchio il cui nome, in coreano, significa “modernità”?
Abbiamo avuto l’occasione di provare in anteprima un esemplare di preserie dell’atipica Hyundai Veloster, sia in un variegato tragitto sulle autostrade tedesche (a velocità libera), sia in un circuito di handling ricavato all’interno dell’autodromo di Hockenheim, dove abbiamo anche avuto l’opportunità di effettuare una serie di test per verificarne la maneggevolezza e la tenuta di strada sul bagnato, nonché il feeling e le prestazioni in frenata su fondi a bassa aderenza. Al momento, la dotazione degli allestimenti (che probabilmente saranno denominati Comfort e Sport) non è ancora stata definita, ma possiamo anticipare che comprenderanno sei airbag, “clima”, Esp (con sistema di assistenza alla frenata e alle partenze in salita), oltre a optional come il sistema ISG (Start&Stop) con la gestione intelligente dell’alternatore per il recupero dell’energia nelle decelerazioni, i cerchi in lega leggera di 18” (in luogo di quelli di 17” di serie), il tetto apribile panoramico in cristallo, e i sedili elegantemente rivestiti in pelle (con quello dal lato guida regolabile elettricamente).
Se all’esterno, mascherina a parte, la Hyundai Veloster non assomiglia a nessun’altra Hyundai, nell’abitacolo ci si ritrova in un ambiente con il family feeling tipico della casa coreana, a cominciare dalla plancia, movimentata da linee che confluiscono nella prominente consolle centrale con andamento a “V”. Tutto orbita attorno al grande schermo del navigatore di 7 pollici (cuore di un sistema multimediale con un’amplissima gamma di connessioni) contornato dalle bocchette della climatizzazione e dai comandi del ventilatore. In basso, in posizione insolita, il pulsantone per l’avviamento e l’arresto del motore, dotato di chiave elettronica. Da segnalare lo sportivo cruscotto (con illuminazione azzurra) con struttura “a binocolo”, e il tunnel centrale dotato di due solide maniglie di appiglio laterali (come nelle fuoristrada), che fanno il paio con quelle ancor più robuste nei pannelli porta.
Ci si trova ospitati in sedili sportivi dalla seduta non troppo bassa, ben conformati e piacevolmente aderenti alla schiena. A dispetto delle compatte dimensioni esterne, all’interno lo spazio è abbondante: i sedili anteriori hanno un’ampia escursione longitudinale e permettono di arretrare a piacimento, mentre dietro è sorprendente l’agio per le gambe che si possono quasi accavallare (e non c’è neppure il tunnel sul pavimento a infastidire). Solo in altezza manca qualche centimetro per gli spilungoni (da 180 cm in su) a causa della forte inclinazione del tetto verso la coda. In aggiunta, l’ampiezza dell’abitacolo non penalizza la capienza del baule (al quale si accede da un comodo portellone), che può essere aumentata a oltre mille litri reclinando lo schienale del divano (diviso in due sezioni 60:40). Peccato che la visibilità posteriore lasci a desiderare sulla Hyundai Veloster a causa della larghezza dei montanti e della presenza dello spoiler, che taglia sui due terzi l’inquadratura del lunotto.
In autostrada la Hyundai Veloster si è dimostrata già molto a punto, piacevolmente silenziosa (a 130 km/h il motore lavora attorno ai 3250 giri), e soprattutto stabile, oltre che dotata di uno sterzo davvero solido. Nel corso di un allungo siamo riusciti a raggiungere i 200 km/h, indicati in quinta a 6200 giri, corrispondenti a 5300 giri in sesta (la Hyundai dichiara una velocità massima di 201 km/h e uno scatto da 0 a 100 orari in 9,7 secondi). Tuttavia, il motore (che si irruvidisce quando si tirano a fondo le marce) non è propriamente un fulmine di guerra: per essere un aspirato, la potenza c’è, ma ha un temperamento tutt’altro che grintoso: il regime sale con costanza da 2500 fino a 6500 giri e, volendo, ci si può spingere anche a 6900 giri (dove interviene il limitatore), ma non è redditizio. Gradevole anche la dolcezza del comando del cambio, assecondato da una frizione altrettanto morbida.
Lunga come una Golf, la Hyundai Veloster si guida bene nei percorsi stretti e tortuosi, grazie anche allo sterzo piuttosto diretto e davvero preciso. Le sospensioni sono rigide sulle piccole imperfezioni del fondo, controllate nel beccheggio e nel rollio, ma non sempre ben smorzate sulle ampie ondulazioni. Le prime frenate portano quasi a “pensare male”, perché l’intervento un po’ brusco dei freni rischia di sbilanciare l’assetto nelle frenate più decise se le ruote non sono bene allineate. Ma poi il lavoro dei quattro dischi si rivela potente e piacevolmente progressivo, nonché ben modulabile sotto sforzo.
La Hyundai Veloster dovrebbe arrivare nelle concessionarie ai primi di settembre, a un prezzo base oscillante fra i 21 e i 22.000 euro. Per il momento è disponibile solo col 1.6 aspirato a iniezione diretta, ma da fine anno ci sarà anche una versione con cambio robotizzato a doppia frizione e a sei marce DCT (il primo mai montato dalla Hyundai) che ne accentuerà la sportività (la casa promette un miglioramento nei consumi del 5-6% e dal 3 al 7% nell’accelerazione da fermo).
PREGI
> Agilità. Duttile e maneggevole, la Veloster è piacevolissima da guidare su misto stretto, dimostra un’ottima tenuta di strada e l’Esp ha interventi ben calibrati.
> Spazio. Notevole ai posti anteriori, dove c’è ampia possibilità di arretrare, e sorprendente dietro, specie per le gambe, dato il tipo di vettura.
> Sterzo. Piacevolmente diretto, senza essere eccessivamente pronto, mantiene una buona precisione anche alle velocità più elevate.
DIFETTI
> Motore. Anche se non è propriamente bolso, manca di vigore ai medi regimi e non è irresistibile in allungo.
> Visibilità posteriore. È penalizzata dai montanti, dalla bombatura della coda e, soprattutto, dalla presenza dello spoiler che taglia a metà l’inquadratura.
> Materiali. Anche se la Veloster che abbiamo provato era un esemplare di preserie, sono risultati evidenti alti e bassi negli assemblaggi e nella qualità delle plastiche.
Cilindrata cm3 | 1.591 |
No cilindri e disposizione | 4 in linea |
Potenza massima kW (CV)/giri | 103 (140)/6300 |
Coppia max Nm/giri | 167/4850 |
Emissione di CO2 grammi/km | 142 |
Distribuzione | 4 valvole per cilindro |
No rapporti del cambio | 6 + retromarcia |
Trazione | anteriore |
Freni anteriori | dischi autoventilenti |
Freni posteriori | dischi |
Quanto è grande | |
Lunghezza/larghezza/altezza cm | 422/179/140 |
Passo cm | 265 |
Peso in ordine di marcia kg | n. d. |
Capacità bagagliaio litri | 320/1015 |
Pneumatici (di serie) | 215/45 R 17 |