A oggi, si possono definire tre categorie principali, in base soprattutto alla potenza del motore elettrico e alla capacità delle batterie.
Nelle ibride "mild", una piccola unità prende il posto dell'alternatore e del motorino di avviamento, ed è collegata al propulsore principale con una cinghia. Quando si rallenta provvede a ricaricare una batteria, mentre in ripresa il flusso di energia si inverte, e il motore a corrente "aiuta" quello termico. Questo sistema, semplice ma già piuttosto efficace, è utilizzato dalla Suzuki.
Le ibride "full" hanno invece motori elettrici più potenti (con qualche decina di cavalli) e integrati con il resto della meccanica: spesso fanno parte della trasmissione, che di solito è automatica. Molti i costruttori che propongono questo tipo di tecnologia: Lexus e Toyota, ma anche BMW, Honda, Hyundai, Kia e Mercedes.
Le "plug-in" sono delle "full" dotate di batterie molto più capienti, che consentono un'autonomia di qualche decina di km senza usare un goccio di carburante; per poterle caricare al massimo, però, c'è bisogno di collegarsi alla rete elettrica tramite un cavo. Altrimenti, queste vetture si comportano come delle ibride "full": gli accumulatori si riempiono sfuttando l'inerzia del veciolo quando rallenta. Molte case propongono modelli di questo tipo. Citiamo Audi, BMW, Hyundai, Kia, porsche, Volkswagen e Volvo.