Le auto a batteria sono un po’ ovunque al Salone di Ginevra. Dai modelli di serie, o di imminente produzione, alle tante concept. La massima espressione delle vetture elettriche è senza dubbio la Formula E alla quale la Nissan ha dedicato grande attenzione, dopo il suo ingresso nel mondiale proprio in questa stagione. Ne abbiamo parlato con Michael Carcamo (nella foto qui sopra), Direttore di Nissan Motorsport.
È recentissimo il vostro ingresso in Formula E. Una scelta importante…
Nissan ha una lunghissima storia nei veicoli elettrici. Oltre 70 anni fa, nel 1947, nasceva la Tama (foto qui sotto), una compatta berlina a due posti 100% elettrica decisamente innovativa. Oggi, grazie alle moderne tecnologie, le auto elettriche possono essere anche coinvolgenti da guidare. E la Formula E è un modo divertente per far capire al pubblico le potenzialità dell’elettrico.
Si riferisce agli appassionati?
Non solo. Tante famiglie, bambini inclusi, assistono alle gare. Grazie al fatto che le competizioni si svolgono all’interno delle città, la Formula E attira un pubblico molto diverso dagli altri sport motoristici. E i ragazzini che oggi si emozionano alle gare, saranno i guidatori di domani, parlando dei modelli di serie.
Insomma, un modo differente di vivere il motorsport…
Sì. E la differenza riguarda anche lo sviluppo delle vetture. In altri tipi di gare si sente dire che la tecnologia viene poi travasata sui modelli di serie. Per la Formula E avviene il contrario: l’esperienza della produzione ci è servita nelle gare. Ovviamente poi le condizioni estreme in cui si disputano le competizioni ci permette di raccogliere informazioni utili anche per i modelli che poi vendiamo nelle nostre concessionarie.
Però la tecnologia è molto più spinta nelle Formula E. Per esempio, i motori sono a sei fasi, anziché trifase…
Certo, ma la filosofia e la logica di gestione, con il recupero di energia nelle frenate e la riduzione del consumo di energia, sono punti che abbiamo ben presente nello sviluppo delle auto di serie. Il vero tema delle Formula E non è né la potenza del motore né la capacità delle batterie, ma la gestione dell’energia. Sono gare di efficienza, oltre che di velocità.
Proprio del tema estremizzato dell’efficienza parliamo con i piloti del team Nissan E.Dams, Oliver Rowland (a sinistra nella foto) e Sébastien Buemi.
Un pilota di Formula E non deve solo essere veloce. Ma deve saper gestire l’auto per tutta la gara…
Sì. Dobbiamo anzitutto gestire l’energia. Non conta essere i più veloci in un giro, ma su tutto l’arco della gara. Inoltre abbiamo una ventina di regolazioni a disposizione per cambiare i parametri della vettura, e lo facciamo di continuo, per esempio cambiando il grado di recupero di energia in frenata. Infine la strategia di gara cambia anche in funzione degli imprevisti, come un incidente con conseguente ingresso della safety car. Bisogna sfruttare bene la vettura e l’energia in tutte le condizioni. Non si può “restare a secco”, ma neppure avanzare della carica, perché in quel caso vorrebbe dire che non andati forte quanto avremmo potuto.
Come ci si prepara dal punto di vista fisico a una gara di Formula E
Non ci sono le sollecitazioni che si ritrovano per esempio in Formula 1, con decelerazioni violentissime ed elevatissime forze centrifughe in curva. Qui le velocità sono più basse, e questo crea meno stress per il fisico. Inoltre le gare sono più corte, 45 minuti. Tuttavia, dobbiamo sempre rimanere concentrati dal primo all’ultimo giro. Le vetture sono tante e gli spazi stretti: corriamo sfiorando i muretti. E mancano ampie vie di fuga.
Ad Hong Kong il 10 marzo ci sarà la quinta gara stagionale di Formula E. Quali le difficoltà di questa tappa?
In particolare il meteo. È prevista pioggia. E questo non era mai capitato in Formula E. È una condizione critica, ancor più che nelle gare che si svolgono in pista, perché non dobbiamo dimenticare che corriamo in città, passando su strisce verniciate sull’asfalto e tombini che in caso di pioggia possono essere molto scivolosi.