DANNI INDIRETTI - Il giudice federale Paul Borman, in una sentenza contenuta in 30 pagine, ha respinto la causa di General Motors contro FCA. Nelle motivazioni il giudice del tribunale di Detroit sostiene che GM non ha prodotto prove sufficienti per dimostrare il danno che avrebbe causato FCA, accusata dal costruttore americano di aver manipolato le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro con il sindacato United Auto Workers (UAW) fra il 2009 e il 2015. Borman aggiunge che “GM ha ricevuto solo danni indiretti”. Lo stesso giudice nelle scorse settimane aveva chiesto ai due amministratori delegati delle società, Mike Manley e Mary Barra, di incontrarsi per risolvere contestualmente la disputa. GM si era opposta alla richiesta facendo ricorso e ottenendo una sospensione dell’ordine.
COSTI DEL LAVORO - Ma si è trattato di uno stop solo parziale e temporaneo, dal momento che in appello la giustizia americana ha negato al Gruppo guidato da Mary Barrra la possibilità di vedere il caso assegnato a un altro giudice. Nella sentenza Borman sostiene che i costi del lavoro di GM non sono risultati più elevati “di quanto sarebbero stati in assenza delle tangenti di FCA”. Mentre i costi di lavoro di FCA si sono rivelati bassi della media nazionale. In altri termini, i lavoratori Uaw di FCA avrebbero paradossalmente subito un danno a seguito dell’accordo dell’azienda con i sindacati.
DIFFICILE PROVARE LA CORRUZIONE - GM ovviamente critica la sentenza e fa capire di voler proseguire la battaglia legale. Secondo una nota della GM “le prove ci sono eccome e la vicenda mostra chiaramente come le tangenti multi-milionarie abbiano causato enormi danni a General Motors”. Sull’altro versante FCA ha sempre negato con fermezza le accuse della rivale di Detroit. In ogni caso è opinione diffusa tra gli esperti legali che la causa di GM sia piuttosto inusuale e con poche possibilità di avere successo, dal momento che di solito queste vertenze si risolvono con patteggiamenti contestuali poiché è molto difficile riuscire a dimostrare che si è vittime di una vera e propria corruzione.
GM NON SI ARRENDE - Ricordiamo che tutto ebbe inizio quando GM accusò direttamente l’ex amministratore delegato, Sergio Marchionne: all’epoca venne definito la figura centrale intorno al quale si sviluppò il sistema di tangenti che FCA avrebbe pagato al sindacato UAW per indebolire GM e aprire la strada all’unione tra Fiat e Chrysler. La polemica non sembra insomma placarsi e GM ha tutta l’intenzione di voler proseguire la sua battaglia legale. Staremo a vedere.