LA COMMISSIONE HA LE PROVE - Da tempo i costruttori cinesi sono sotto la lente d’ingrandimento degli ispettori dell’Unione Europea, per valutare se i veicoli elettrici provenienti dal paese del dragone abbiano ricevuto incentivi capaci di alterare la concorrenza. Dopo diversi mesi di indagine, la Commissione Europea ha dichiarato di aver trovato le prove di sovvenzioni da parte del governo cinese, che avrebbe così favorito l’esportazione di tali veicoli verso nostro Continente. La Commissione ha dichiarato che giovedì 7 marzo inizierà le registrazioni doganali delle importazioni di veicoli elettrici cinesi, il che significa che da quel momento potrebbero essere colpiti da dazi retroattivi qual'ora ne venisse decisa l'introduzione.
BOOM DI VEICOLI DALLA CINA - Tra i sussidi erogati dal governo cinese ai costruttori locali ci sarebbero il trasferimento diretto di fondi, potenziali trasferimenti diretti di passività, la rinuncia di tasse statali e forniture pubbliche di beni o servizi per un prezzo inferiore al valore effettivo. Da ottobre 2023 a gennaio 2024 sono stati importati 177.839 veicoli dalla Cina, con un aumento dell’11% rispetto al periodo ottobre 2022-settembre 2023. Numeri che la Commissione considera critici a causa di “importazioni massicce in un tempo relativamente breve”. Se le importazioni cinesi continuassero al ritmo attuale, le case automobilistiche della UE potrebbero subire un calo delle vendite e dover ridurre la produzione: “Ciò inciderebbe negativamente sull’occupazione e sulla produzione complessiva” dei produttori europei, ha affermato la Commissione.
CONTROMISURE - Eventuali dazi potrebbero essere istituiti già da luglio, come analizza Giuseppe Sabella, direttore del centro studi Oikonova: “Sicuramente l’Europa non starà a guardare. Più volte Ursula von der Leyen ha parlato di dazi sia per orientare il consumo sul prodotto locale sia perché si ritiene anche che i prodotti di importazione possano essere penalizzati anche dal punto di vista delle condizioni ambientali e sociali dei paesi di origine”. Per questo i costruttori cinesi stanno prendendo delle contromisure, in primis portando la produzione direttamente sul territorio europeo come farà la BYD, che dal 2026 produrrà le proprie vetture anche in Ungheria.
PECHINO NON CI STA - L’indagine sulle sovvenzioni statali cinesi alle proprie case automobilistiche fa parte di un più ampio sforzo da parte dell’Europa per proteggere la propria produzione e le linee di approvvigionamento locali, in particolare per settori chiave come quello dei semiconduttori e dei prodotti farmaceutici. Il governo di Pechino non ha preso bene la notizia, avviando a sua volta a mo’ di ritorsione una propria indagine sul brandy importato dall’Europa.