RIPRENDERE L’ATTIVITÀ - Secondo una nota diffusa ieri in serata dall’ANSA, la MTA, azienda specializzata nella produzione di componentistica elettronica destinata ai principali costruttori di autoveicoli, con sede a Codogno, a seguito delle disposizioni del Ministro della Salute ha chiuso lo stabilimento produttivo di Codogno. Nel contempo ha richiesto alle autorità di poter consentire al 10% della propria forza lavoro (circa una sessantina di persone) di poter continuare l’attività produttiva. In un comunicato della MTA si legge che "la parziale ripresa delle attività di Codogno permetterebbe di poter espletare le consegne nelle tempistiche imposte dai clienti, consentendo agli stabilimenti italiani ed esteri delle case costruttrici di veicoli, con le quali collabora, di non interrompere le linee di produzione, evitando ulteriori aggravi dal punto di vista economico e sociale".
RISCHIO APPROVVIGIONAMENTO - Al contrario: "L'impossibilità di consegnare le merci porterà già dalla giornata di mercoledì 26 al fermo delle tre linee di produzione di FCA Mirafiori, Cassino, Melfi e a quelle di Sevel. A seguire, dal 2 marzo, tutti gli altri stabilimenti FCA in Europa e quelli di Renault, BMW e Peugeot. Qualora la disposizione di chiusura forzata dovesse permanere, verrebbero coinvolti altri produttori quali Jaguar Land Rover, Iveco, CNH e Same, solo per citarne alcuni, con conseguenze irreparabili per l'azienda e il personale occupato".
GIÀ AFFRONTATA - Le conseguenze, come si può intuire, potrebbero essere drammatiche dal punto di vista economico. Ecco perché MTA ha chiesto di potere far lavorare circa 60 persone, ovviamente sotto controllo medico quotidiano per valutare lo stato di salute di ogni lavoratore. Anche perché chiarisce l’azienda, MTA “ha già affrontato l'emergenza COVID19 nel proprio stabilimento produttivo cinese di Shangai, e dunque conosce le procedure necessarie per continuare a produrre nella piena sicurezza dei propri lavoratori".