IL BELLO DELLA SEMPLICITÀ - Il bello del motore elettrico, che trasforma l’energia elettrica in energia meccanica, è la semplicità. È infatti composto essenzialmente da tre parti: statore (fisso), rotore (mobile) e involucro esterno (disegno qui sotto). Per sottolineare la compattezza e la semplicità del motore elettrico a corrente continua della sua ID.3, la Volkswagen ha diffuso alcune immagini dove lo si vede inserito in una normale borsa sportiva.
COME FUNZIONA - Lo statore è costituito da bobine di filo di rame e il rotore gira al suo interno. Quando la corrente elettrica attraversa le bobine dello statore, in esso si crea un campo magnetico che fa girare il rotore (che a sua volta genera un altro campo magnetico). Il movimento di rotazione si basa sul principio fisico dell’induzione elettromagnetica; quando il rotore inizia a girare il suo campo magnetico tende ad allinearsi a quello dello statore. Esistono due tipi di motori elettrici: brushless (senza spazzole) a magneti permanenti e asincrono. Il motore brushless è dotato di un grande rotore a magneti permanenti, che ruota congiuntamente al campo magnetico dello statore. Nei motori asincroni, invece, il rotore utilizza la corrente elettrica per generare il proprio campo magnetico e, di conseguenza, il rotore è in ritardo rispetto al campo magnetico dello statore.
IL FUNZIONAMENTO DEL MOTORE BRUSHLESS
ABITACOLI PIÙ SPAZIOSI - Quello della Volkswagen ID.3 è un motore brushless a magneti permanenti, in grado di generare 204 CV. È denominato APP 310, genera una coppia massima di 310 Nm ed è associato a un cambio ad una velocità. Come nel caso della ID.3, sulle auto elettriche basate su piattaforme specifiche, i motori elettrici sono collocati direttamente sui due assi. La loro compattezza e il posizionamento garatiscono di poter liberare tanto spazio all’interno dell’abitacolo a tutto beneficio degli occupanti. Inoltre, non essendoci il motore nella zona anteriore dell’auto, in caso di urto si ha a disposizione un maggiore spazio di assorbimento e quindi una maggiore dissipazione dell’energia, riducendo così anche il rischio di intromissione all’interno dell’abitacolo del propulsore per gli occupanti anteriori.