OLTRE QUOTA 20 - 2.700 miliardi di yen, al cambio più di 21 miliardi di euro: questa è la cifra-shock che la giapponese Takata, il fornitore di componentistica responsabile del maggiore richiamo di sempre per il mercato dell’auto, ha stimato di dovere sborsare per mettere una pezza ai propri airbag difettosi. Le indagini della National Highway Traffic Safety Administration (l’agenzia governativa per la sicurezza stradale) potrebbero coinvolgere 90 milioni di veicoli; nello scenario peggiore ipotizzato dal costruttore, qualcosa come 287 milioni di airbag. Il problema è l'accumulo di umidità, con il conseguente crearsi di muffa nel contenitore delle sostanze esplosive contenute negli airbag. Ciò crea il pericolo di aperture molto più violente di quanto programmato. In tali situazioni l’airbag finisce con lo “sparare” nell’abitacolo pezzi metallici e di plastica relativi al contenitore dell’airbag stesso.
DIECI VITTIME - I costi ipotizzati dalla Takata che, dopo questa stima, è letteralmente crollata sul mercato azionario giapponese, registrando una perdita secca del 19,5% (con il proprio titolo che, al Nikkei di Tokyo, ha perso quasi il 50% dall’inizio dell’anno), sono ben superiori ai 6,5 miliardi di euro stimati dagli analisti della Jeffries Group: comprendono anche il risarcimento dei danni per incidenti che hanno causato vittime. Al momento, sono nove i decessi direttamente collegabili al malfunzionamento dei sistemi di protezione negli Stati Uniti e uno in Malesia.
FINORA GIÀ SPESI 5 MILIARDI - La reazione degli analisti non si è fatta attendere, e ora la questione si sposta sul modo in cui i costruttori di auto divideranno, eventualmente, le spese con la Takata. Se quest’ultima fosse chiamata a sopportarli interamente, appare difficile pronosticarne la sopravvivenza. Certo è, comunque, che le aziende legate alla Takata hanno risentito del crollo in borsa di quest’ultime: a Tokyo la Honda (che, oltre a essere il maggior cliente, è anche azionista della Takata stessa) ha perso il 3,6% nell’ultima seduta, la Nissan il 3,7% e la Toyota il 2,5%. L’ultima analisi della Jeffries, datata fine febbraio 2016, parlava di un costo per i richiami già ammontante a 4,8 miliardi di euro, con una stima di circa 70 euro per airbag; le cifre, come già accennato, sembrano invece destinate a salire ulteriormente.