AMBIZIONE ILLIMITATA - Venti milioni di auto all’anno entro il 2030. Ovvero più del doppio dei veicoli venduti nel mondo dalla Toyota nel 2022. La Tesla lo scorso anno si è fermata a quota 1,3 milioni, ma Elon Musk ripone una fiducia illimitata nel miglioramento continuo dei processi produttivi, che dal 2018 a oggi ha già portato a una riduzione dei costi di produzione del 30%. Il numero uno della casa amaericana, inoltre, ritiene l’ambizioso obiettivo alla portata grazie a un ampliamento futuro della gamma fino a dieci modelli. Molto più dei quattro attuali, ai quali si aggiungeranno presto il Cybertruck e la sportiva Roadster, ma comunque troppo pochi, secondo un rapporto del ramo analitico della Bernstein Bank, per aumentare di un fattore di quasi 20 la produzione annuale nel giro di sette anni.
ABBASSARE I PREZZI NON BASTERÀ - Secondo l’analisi condotta dalla banca privata tedesca e riassunta da Autocar, per mettere la freccia e sorpassare la Toyota nelle vendite globali, addirittura doppiandola, alla Tesla non sarà sufficiente agire sulle leve di una grande capacità produttiva e del corposo taglio dei listini. Nella fabbrica tedesca di Berlino le Model Y si possono produrre al ritmo di 4.000 a settimana. In Cina, le linee hanno una potenzialità addirittura maggiore: dai cancelli dello stabilimento di Shanghai, teoricamente, in sette giorni potrebbero uscire fino a 20.000 vetture. Peccato che la domanda dei clienti non stia decollando come auspicato dall’azienda. E questo nonostante la politica “aggressiva” di riduzione dei prezzi delle Model 3 e Y in molti paesi, tra cui l’Italia (qui la news). Un passo decisivo per rendere davvero più abbordabili le auto elettriche, o un tentativo di contenere l’offensiva sui mercati internazionali dei giganti dell’auto cinesi?
A PROPOSITO DI CINESI… - L’alleanza con la CATL, società con sede a Ningde, in Cina, specializzata nella produzione di batterie e sistemi di accumulo di energia, potrebbe consentire alla Tesla una decisa accelerazione sul fronte degli accumulatori al litio-ferro-fosfato. Si tratta di “pile” di nuova generazione molto più economiche di quelle tradizionali agli ioni di litio. E se abbinate a modelli nuovi più piccoli e meno costosi, da costruire sfruttando una piattaforma modulare adatta a un ampio range di vetture, come la MEB del gruppo Volkswagen, allora sì potrebbero far marciare gli stabilimenti della casa californiana a un ritmo decisamente più alto dell’attuale. Ma l’obiettivo 20 milioni di auto nel 2030 pare ugualmente troppo ambizioso. Le stime della Bernstein Bank prevedono 1,9 milioni di Tesla vendute nel 2023. Di strada da fare per agguantare la Toyota, insomma, ce n’è ancora parecchia.