VERSO UNA NUOVA MOBILITÀ - Accelerare verso la transizione ecologica. Rendere l’auto di domani realmente accessibile. Raggiungere la neutralità carbonica entro la metà di questo secolo. I gol sono quelli che inseguono tutti i grandi costruttori automobilistici, incalzati dalle politiche “verdi” e dalle misure ambientaliste dell’Unione europea. A fare la differenza, in uno scenario mai così ampio e complesso come quello attuale, sarà la traiettoria da imprimere al pallone per mandarlo in rete. La Toyota, che con quasi 10,5 milioni di veicoli venduti nel 2022 si è confermata per il terzo anno consecutivo il primo costruttore al mondo in termini di volumi, ne ha prevista più di una. E ora che il gioco si fa veramente duro, con il futuro dei motori termici fortemente ridimensionato in Europa a seguito del regolamento sulle eimissioni recentemente approvato dal Consiglio europeo, il colosso giapponese si prepara a raccogliere i frutti di quasi trent’anni di allenamento.
L’ELETTRICO? NON È L’UNICA SOLUZIONE - Per gestire al meglio la partita della nuova mobilità e raccordarne ogni singolo aspetto, dall’abbattimento delle emissioni inquinanti all’evoluzione dell’auto da mezzo di trasporto privato a condiviso, la Toyota ha confezionato - “impacchettandolo” in uno slogan accattivante, “Let’s go beyond” (“Andiamo oltre”, dall’inglese) - un approccio “multitecnologico”. Il senso del ragionamento strategico, consegnato ieri alla stampa in una convention organizzata dalla filiale italiana nella sua sede di Roma, è che da sole non basteranno le auto elettriche alimentate a batteria per “ripulire” in maniera sostenibile il pianeta dalla CO2. Per la casa delle tre ellissi, l’elettrico rimane certamente una strada fondamentale per centrare l’obiettivo, come testimoniano i circa 30 nuovi nuovi modelli a pile che prevede di lanciare di qui al 2030. Ma non l’unica. A quella direttrice, infatti, ne corre in parallelo un’altra che i giapponesi della Toyota hanno cominciato a costruire in “tempi non sospetti”: era il 1996 quando, con il prototipo FCEV-1, si schiudeva il nuovo mondo delle fuel cell. Da allora, nella tecnologia delle celle a combustibile il costruttore nipponico ha compiuto passi da giganti. E, tra laboratori viaggianti e veicoli già pronti a solcare le nostre strade, i modelli Toyota a trazione elettrica alimentati a idrogeno oggi non si contano sulle dita di due mani.
IDROGENO: FUEL CELL, MA NON SOLO… - Quella maturata nel corso degli ultimi tre decenni dalla Toyota sull’idrogeno, inteso come vettore energetico per affrancarsi dai combustibili fossili, è una visione a 360° gradi. E che contempla più di un’applicazione. La più ovvia, naturalmente, sono le fuel cell, con le quali, dal 2015 a oggi, la casa giapponese ha alimentato oltre 20.000 Mirai. Ma anche tantissimi bus della portoghese Caetano, azienda leader del trasporto pubblico urbano in patria. Co-marchiati Toyota, ne circolano 120 anche in Italia: fanno il pieno di idrogeno in 9 minuti e promettono un’autonomia di circa 400 km. Più o meno come un mezzo equivalente con il motore diesel. Dal 2024, inoltre, le celle a combustibile Toyota forniranno energia a una nuova flotta di autobus Daimler e alle motrici dei camion della start-up francese Hyliko. Segnali importanti con cui la casa giapponese vuole ribadire il proprio impegno nella decarbonizzazione del settore del trasporto pesante. Ma c’è di più: l’idrogeno, seppur ancora molto costoso da estrarre, comprimere e trasportare, bruciando nei cilindri al posto della benzina secondo la Toyota potrebbe continuare anche a far funzionare i motori a scoppio dopo il 2035.
L’IBRIDO RIMANE UNA GARANZIA - Considerando che elimina le emissioni dannose allo scarico, dal quale fuoriesce solo vapore acqueo, l’idrogeno potrebbe davvero rappresentare un pezzo importante del futuro della mobilità in Europa. Anche se non tutti i paesi vedono quest’orizzonte così vicino. La Danimarca e l’Olanda, per esempio, hanno una rete che copre l’intero territorio nazionale, mentre in Italia, al momento, esistono solo due stazioni di rifornimento. Ma nel pacchetto di investimenti inserito nel Pnrr presentato dal nostro paese all’Unione europea rientra un progetto per imprimere un’accelerazione alla mobilità leggera a idrogeno, con la realizzazione di almeno settanta nuovi distributori. Nel frattempo, nel nostro paese continuano ad andare molto forte le auto ibride, una specialità, per la Toyota, sin dal lontano 1997. Da allora nel mondo ne ha vendute circa 22 milioni, 500.000 delle quali in Italia, dove in media ne circolano di più rispetto a tutti gli altri paesi del Vecchio Continente.
L’AUTO SARÀ SEMPRE PIÙ CONDIVISA - Elettrificate, quindi, ma non solo: le auto del futuro, secondo la Toyota, saranno anche condivise. È già così, del resto, per i clienti di Kinto (50.000 in Italia, tra cui 3.000 sono aziende e 20 enti pubblici), brand creato dal gigante giapponese nel 2019 per semplificare gli spostamenti cittadini con soluzioni che spaziano dal noleggio al carsharing, al carpooling, per percorrere il tragitto casa-lavoro in gruppo, su un unico veicolo. Riducendo i costi di spostamento, lo smog e l’ansia da parcheggio.