Descrivere la sensazione che si prova a calarsi (nel vero senso della parola) nell' abitacolo della alfa 166 metterebbe a dura prova le capacità narrative delle più carismatiche penne del mondo giornalistico automotive.
Parole che possono suonare esagerate, ma che a chi è salito almeno una volta a bordo di questa incompresa (sigh!) ammiragliona italiana, non sembrano poi cosi tendenziose.
L' abitacolo dell' Alfa 166 è probabilmente la miglior realizzazione della casa di Arese, rapportando il tutto ai tempi e al segmento di appartenenza ovviamente, quanto a qualità dei materiali, degli assemblaggi e ricercatezza del design.
L' Alfa 166 non appaga il proprio utilizzatore con la praticità, la capienza dei vani portaoggetti o la fruibilità del bagagliaio, tutte voci alle quali se la cava con un onesta sufficienza senza infamia e senza lode. La soddisfazione, nella vita di tutti i giorni, proviene, al di la delle doti stradali, che approfondiremo e che restano il vero "senso" di questa berlina, dall' ambiente stesso all' interno della vettura.Un insieme fatto di linee morbide,calde e avvolgenti che si fanno poi decise proprio la dove l' occhio vorrebbe. Un piccolo cockpit incastonato in una palpebra fornisce le informazioni principali (i puristi me compreso però, storcono il naso per la mancanza di strumenti aggiuntivi quali ad esempio la pressione di sovralimentazione o del lubrificante) mentre la classica console orientata verso il pilota (e non guidatore, giammai!) amplifica la sensazione di controllo della vettura già superbamente indotta dalla ottima geometria di sterzo, pedaliera e sedile (nella classica ma mai banale realizzazione in pelle a cannelloni Momo) concepita esattamente per trasmettere ciò che chi guida un auto cosi si aspetta: Piacere e controllo, sempre. Spicca, nella console centrale, il sistema di controllo ICS, acronimo di Integrated Control System, che alla sua apparizione fu criticato per la poca immediatezza di utilizzo, ma che in realtà rappresentava forse uno dei primi rudimentali sistemi di infotainment. Il sistema, attraverso una semplicissima interfaccia, comandava l' impianto audio, la climatizzazione, la navigazione, il telefono e il trip computer attraverso un unico pannello di comandi ed uno schermo a colori da 5 pollici sul quale switchando dai tasti di selezione si accedeva ai menu dedicati. Un esercizio tecnico di cui in realtà in Alfa andarono fieri e che insieme a ragioni strategiche quali principalmente il lancio della più "popolare" 156 ritardarono almeno di 2 anni il lancio sul mercato, maggior rimpianto per il successo della 166,poichè tale ritardo influi probabilmente sulla percezione di quel frontale che nel 1996, non sarebbe sembrato poi cosi dimesso come nel tardo 1998, confrontato con la sorellina media fresca di matita.
In realtà, cosi come lo stesso De Silva, padre del design della 166, affermò all' epoca, la 166 voleva si essere il manifesto della filosofia Alfa Romeo nel mondo delle grosse berline di rappresentanza, ma voleva esserlo senza alzare la voce, senza essere volgare, lasciando a quello che c'era sotto il vestito, il compito di accendere la fantasia del proprio "partner".