Chiusa la leggerissima portiera (le barre antintrusione erano sconosciute all’epoca) si rimaneva sorpresi di trovare il blocchetto di accensione a sinistra, come sulle Porsche. Anche il tappo del serbatoio era sulla sinistra e bisognava ricordarsene al momento del rifornimento. La chiave era duretta da girare e con l’impugnatura molto piccola e abbastanza dura da girare, mia mamma infatti l’accendeva con la mano destra facendo delle assurde contorsioni al volante. Il cruscotto era semplicissimo ma completo per l’epoca, contakm, serbatoio, temperatura acqua e contagiri. I comandi per la climatizzazione con il ventilatore a ben due velocità erano a cursori. L’auto aveva due bocchettoni ai lati e tre al centro, ma anche con la massima velocità del ventilatore, l’unico modo di avere aria fresca era lasciare aperta una sola bocchetta e alternarsi davanti ad essa per prendere un po’ di refrigerio. Fortunatamente le manovelle per i vetri posteriori erano raggiungibili senza grossi contorsionismi anche dal posto di guida e d’estate era obbligatorio girare con tutti i vetri giù.
Sotto i bocchettoni al centro della plancia c’era spazio per i pulsanti per eventuali optional, la mia non avendone aveva solo i tasti per l’accensione dei retronebbia e l’hazard. Ricordo che i sedili erano soffici e molleggiati, non ricordo il rivestimento precisamente, era comunque nella variante scura. La solita moquette dozzinale ricopriva il pavimento e le tasche delle portiere erano decisamente scricchiolanti. Una mensola era ricavata a destra e a sinistra del volante e davanti al passeggero, era molto inclinata ed era comoda per le varie scartoffie che si portavano in giro all’epoca. Robustissimo ma troppo sottile e scivoloso il volante, con la corona in radica di legno vero e razze in spesso ferro. La posizione di guida era piuttosto disassata verso il centro, i pedali erano tutti piccoli, rispetto a quelli di oggi, ma andava bene così. La visibilità posteriore era scarsa ma la lunghezza non eccessiva, era lunga poco più di 4 metri non la rendeva un problema.
I posti dietro erano comodi ma c’era poco spazio per le gambe, nei viaggi lunghi, se sedevo davanti per gentilezza guidavo a ridosso del volante, che per fortuna era regolabile in altezza consentendoti un minimo di gioco sullo spazio disponibile. Il quadro strumenti era fissato con l’albero dello sterzo, quando alzavi o abbassavi il volante si abbassava tutto il quadro strumenti. Il bagagliaio anche se paragonato a quelli di oggi non era malvagio, ma all’epoca eravamo tutti meno snob e non ci si dannava l’anima a farsi 800 km con le valige sulle ginocchia senza aria condizionata. L’accesso al bagagliaio avveniva tramite un ampio portellone. L’autoradio venne upgradata almeno un paio di volte, l’ultima aveva addirittura l’autoreverse, le casse di serie facevano pena e ricordo che erano piene di spugna, le sostituii io stesso con altre che seppur erano state acquistate in un grande magazzino diedero ottimi risultati.