Due indicazioni dell’istruttore, tipico emiliano: chiudi bene le curve a destra e quando ci fermiamo agli stop lasciala in seconda, in prima va poi da sola. Si parte, il mostruoso V8 da 490 cv borbotta sornione alle mie spalle, per i primi minuti sono emozionato, un po’ perché non ho mai guidato una macchina come questa, un po’ perché è una Ferrari e io sono pur sempre nato e cresciuto a Modena. Ben presto però l’auto si dimostra facile, quasi amichevole e così inizio a godermi il giretto per quelle stradine così indissolubilmente legate a questo marchio oltre che alcune piccole chicche della F430: come il cambio elettroattuato a sei marce, rapido e precisissimo ad ogni cambiata regala un piccolo tonfo secco che fa tanto formula 1. Terzo consiglio dell’istruttore: imposta la curva, accelera e poi lascia fare tutto a lei, mi fido, è vero e finalmente imbocchiamo la tangenziale. 110 km/h il limite bruciato e superato di poco in un attimo, il mostro acquattato dietro i sedili ruggisce con un allungo che pare infinito e sono solo in quarta ma benché la strada sia ampia e praticamente deserta è pur sempre aperta al pubblico, quindi smetto di accelerare e la lascio sfilare su un lungo curvone ad andatura turistica. Sono comunque contento perché sono riuscito a saggiarne la strepitosa accelerazione. Arriviamo ad una rotonda, la percorriamo tutta e con un pizzico di amarezza iniziamo il percorso inverso con qualche piccola variante. Lungo la strada ci fermiamo a fare rifornimento. Ho fatto benzina ad una Ferrari.