Premetto che poco prima di salire a bordo ero abbastanza agitato: pur essendo abituato a potenze relativamente elevate (265 cv), tuttavia, assolutamente non paragonabili, avevo un po’ di soggezione e di timore reverenziale ma, al tempo stesso, un sorriso a labbra strette che mi rincuorava.
Alle 10 circa, dopo una attesa di appena 20min (per le Ferrari i tempi di attesa erano molto maggiori) metto il piede destro sul tappetino della Gallardo e, con una contorsione non esagerata (sono circa 1.65), adagio il sedere sullo splendido sedile. Dopo aver salutato l’affabile istruttore, chiudo il pesante sportello, ahimè, dal tradizionale assemblaggio, regolo agevolmente il sedile e, dopo aver ottenuto il beneplacito dal copilota, tenendo premuto il pedale del freno, innesto la prima marcia, carezzando il paddle di destra. Il rapporto si innesta senza alcun sussulto o scuotimento. Seguendo rigorosamente le indicazioni dell’istruttore, mi appresto ad entrare in pista.
Mi ero ripromesso di seguire alla lettera le direttive dell’istruttore, ma vuoi per l’emozione vuoi perché sono poco incline all’ascolto soprattutto in contesti pistaioli, dopo una partenza sprintosa, arrivo alla prima curva in terza marcia, violando un preciso divieto dell’istruttore che mi ammonisce di scalare subito in seconda :D Inserisco l’auto in curva cercando il punto di corda ed apprezzo l’ottimo carico e la precisione del volante che mi permette di far “danzare” l’auto tra i cordoli del piccolo circuito di Viterbo. Forse il verbo “danzare” non è propriamente adatto in quanto nelle curve lente e strette il peso di circa 1.500 kg si è fatto sentire e non poco; era piuttosto pigra nel girare nello stretto e forzando l’andatura, spesso, andava in sottosterzo in ingresso. Tuttavia, a onor del vero, nei pochi, ahimè, veloci cambi di direzione la Lambo ha sfoggiato una agilità e una compostezza che non ti aspetti da un mostro del genere.
Impeccabile l’impianto frenante che ho apprezzato per modulabilità e potenza. Sinceramente, mi aspettavo qualcosina in più per quanto riguarda il carico ed il feeling al pedale; sia chiaro non è un comando spugnoso come quello della 147 ma non è, a mio modesto parere, estremo come ci si aspetterebbe da una granturismo. Molto ben tarato l’abs che nelle staccate più energiche latitava, concedendo ai pneumatici dalla ragguardevole impronta di guaire leggermente.
Essendo abituato ad armeggiare con la leva del cambio, mi sono divertito molto ad azionare i paddles (nonostante la posizione e dimensione non proprio eccelse) dell’e-gear, un automatico abbastanza veloce nell’innesto dei rapporti che si segnala per una scalata gratificante ed un innesto, ad elevato numero di giri, cattivo, al limite del brusco, che si sposa bene con un’auto di questo categoria. Per cui non fa affatto rimpiangere la rapidità dei più moderni doppia frizione.
Potente e rabbioso il motore con una progressione che sembra non esaurirsi mai; l’ago del contagiri sale in maniera vertiginosa quanto più si violenta l’acceleratore. La spinta è corposa, soprattutto a partire dalla zona media del contagiri. Forte della trazione integrale la motricità è micidiale: è in grado di bruciare metri in pochi secondi tant’è che, spesso, ero costretto a frenare molto deciso arrivando anche al bloccaggio per evitare una quanto mai inopportuna escursione rallistica sui prati. Nonostante l’istruttore mi invitasse a passare al rapporto successivo piuttosto in anticipo, io disattendevo l’ordine a bella posta, cambiando ad orecchio quando sentivo il motore urlare e spingere con forza, intorno agli 8000 giri.
A voler essere pignoli, il sound del motore, per quanto assolutamente godurioso ai medio-alti regimi, perde il confronto con il v8 delle F430 il cui rombo sovrastava in maniera prepotente le sonorità della Lambo.