“CHE BELLA MACCHINA!” - Un tempo, questa esclamazione rimandava a standard ben definiti. Canoni che avevano a che fare con proporzioni, armonie tra volumi e superfici e, talvolta, “guizzi” o colpi a effetto capaci di impreziosire e rendere unica un’automobile dall’aspetto di per sé molto gradevole.
CAMBIA L’IDEA DI BELLEZZA - Com’è ovvio che sia (è successo con l’arte, l’architettura, la bellezza femminile e maschile), gli standard estetici si sono costantemente evoluti nel tempo. Negli ultimi anni, però, nel car design qualcosa sembra essere cambiato in maniera drastica e radicale: è come se gli ideali di bellezza a cui eravamo abituati avessero subito un violento scossone, con il risultato di una frammentazione senza precedenti che ha portato la maggior parte delle case automobilistiche e dei designer che ci lavorano a guardare alla bellezza da angolazioni mai sperimentate prima.
EFFETTO SOCIAL - Semplice effetto della moda? Di certo le nuove tendenze, così come le contaminazioni con altri settori del design, sono un argomento importante per spiegare i grandi cambiamenti connessi a quel mestiere unico e affascinante che, nel bene e nel male, rimane immaginare e plasmare un mezzo di trasporto. Ma la “normalizzazione” dei nuovi canoni per cui, tanto per fare un esempio, un elemento stilistico che fino a ieri sarebbe stato bollato come poco aggraziato (per usare un eufemismo…) come l’enorme “doppio rene” frontale delle nuove BMW, si spiega pure con le grandi dinamiche sociali e le rotture culturali. Che attraverso i movimenti social si propagano a una velocità spaventosa, e su scala globale.
È ANCHE UNA QUESTIONE SOCIALE - La globalizzazione via internet, in pratica, ha finito per globalizzare anche il nuovo ideale estetico. In tutti i campi, nessuno escluso. “Bello”, oggi, più che un qualcosa che riguarda standard oggettivi, è diventato raccontare al mondo la propria storia attraverso l’aspetto. È la parabola dell’affermazione del singolo sul gruppo, che con sé porta uno stravolgimento di “regole” che hanno impiegato molto tempo per sedimentarsi ed essere universalmente accettate. “Mi piaccio? Allora sono, e quindi posso essere bello”. Ecco allora che un modello gracilino in preda all’acne o una collega con la cellulite non valgono meno di un uomo muscoloso con gli occhi verdi o di una di una biondona slanciata con la pelle liscia come la seta.
È CAMBIATO IL MODO DI DISEGNARE - Giusto o sbagliato? La domanda da porsi, almeno restando nel perimetro del car design, forse è un’altra: questo “effetto sociale” produce auto realmente belle? E le macchine di oggi, nello specifico quelle che i cultori di una bellezza che ritengono ormai perduta, sono diversamente belle o sono oggettivamente brutte? Il libero arbitrio, per forza di cose, fa da megafono a risposte contrastanti, ma una cosa è certa: ai designer di una volta, la maggior parte delle auto di oggi, da un punto di vista puramente stilistico, non dicono un granché e raramente suscitano emozioni positive. Tempi duri, insomma, per le belle macchine, questi nostri in cui si disegna sempre meno a mano libera e i visori 3D e le tavolette elettroniche hanno spazzato via dalle scrivanie matite e temperini…