LA TESLA RIDE - La Commissione Europea ha deciso di ridurre al 9% i dazi aggiuntivi destinati alle Tesla Model 3 prodotte in Cina, nello stabilimento di Shanghai, e importate sul mercato europeo. La casa americana, spiega la Commissione, aveva infatti presentato una richiesta motivata di “esame individuale” per determinare il livello del dazio sulla base delle sovvenzioni specifiche ricevute. Dopo aver esaminato la richiesta e valutato il livello di sussidi ricevuti, la Commissione ha quindi deciso di abbassare l’aliquota doganale, che - ricordiamo - si aggiunge alla normale tassa di importazione del 10% dovuta per tutti i veicoli importati nell’Unione Europea.
UN PO’ MENO PER QUASI TUTTI - Ad annunciare i provvedimenti è una bozza di decisione pubblicata oggi, che stabilisce anche dazi leggermente inferiori rispetto a quanto previsto in precedenza per i maggiori costruttori cinesi che vendono EV in Europa (ne avevamo scritto qui).
I DAZI IN DETTAGLIO - Queste le percentuali da aggiungere alle tasse già previste:
La Commissione Europea ha lasciato aperta la possibilità di ottenere aliquote più basse (quindi quelle destinate alle aziende collaboranti) per quei costruttori cinesi e le joint venture con le case automobilistiche occidentali che non esportavano durante il periodo preso in considerazione dall’inchiesta. I dazi, infine, non saranno retroattivi.
VALIDI PER ALMENO 5 ANNI - I piccoli aggiustamenti, al ribasso o al rialzo, delle aliquote “riflettono correzioni tecniche basate su osservazioni comprovate ricevute dalle parti interessate sulle misure provvisorie”, scrive la Commissione Europea, che ha già comunicato alle parti interessate (tra cui aziende cinesi, Stati membri e governo cinese) le conclusioni definitive dell’inchiesta. Le parti interessate possono presentare le proprie osservazioni e richiedere udienze fino al 30 agosto: una volta che la Commissione avrà valutato le osservazioni ricevute, il progetto di regolamento sarà sottoposto al Comitato degli strumenti di difesa commerciale (TDC), composto dai rappresentanti degli Stati membri, che a loro volta esprimeranno il loro voto: la proposta sarà adottata a meno che non vi sia una maggioranza qualificata contraria. Entro il 30 ottobre il provvedimento sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale e tutte le misure resteranno in vigore per 5 anni, prorogabili su richiesta motivata e successiva revisione.