UN PAESE A PEZZI - Come riportano le notizie di cronaca, in Giappone continuano ad accumularsi problemi su problemi. Se non bastavano i danni e le vittime causate dal terremoto e dal relativo tsunami che stanno mettendo a serio rischio la tenuta di alcuni impianti nucleari, l'intero sistema economico del paese sta andando in tilt. Gli indici Nikkei, la borsa di Tokyo, registrano pesanti ribassi e molte aziende rischiano la paralisi. In questo drammatico quadro si inseriscono anche i grandi costruttori di auto che hanno dovuto interrompere la produzione.
TUTTI FERMI - Come riportano le agenzie di stampa la Toyota, uno dei pochi costruttori con fabbriche siti nella zona colpita dal terremoto, terrà chiusi gli stabilimenti almeno fino a mercoledì: un'interruzione che comporterà la perdita di circa 40.000 auto. Uno stop forzato che da ieri fino alla fine della settimana coinvolgerà anche Honda, Nissan, Subaru e Suzuki; da oggi anche Mazda e Mitubishi.
DIVERSI PROBLEMI - D'altra parte, anche se diversi costruttori non hanno stabilimenti presenti nella zona colpita dal terremoto, a bloccare la produzione c'è l'interruzione dell'intera filiera legata al settore auto. L'apporto dell'energia è stato ridimensionato (due centrali nucleari sono state pesantemente danneggiate), molti fornitori non sono in grado di consegnare le componenti e il sistema di trasporto, specialmente quello marittimo, è in tilt. Considerato che un'auto è composta dai 20.000 ai 30.000 pezzi, anche la mancanza di un pezzo, anche il più semplice, potrebbe fermare il suo assemblaggio.
A RISCHIO ANCHE LA PRODUZIONE ESTERA - Come se non bastasse, uno stop troppo prolungato della produzione in Giappone, potrebbe avere anche una pesante ricaduta sugli impianti esteri dei costruttori giapponesi. Secondo Kohei Takahashi, un analista del settore automotive della J.P. Morgan, la produzione potrebbe paralizzarsi dato che componenti “chiave” come motori e trasmissioni arrivano direttamente dal Giappone.


































