NEWS

Honda e Nissan annunciano la fusione

Pubblicato 23 dicembre 2024

I due costruttori giapponesi hanno firmato l’intesa preliminare, che dovrebbe diventare concreta entro il prossimo giugno, per diventare una sola azienda, nella quale potrebbe entrare anche la Mitsubishi.

Honda e Nissan annunciano la fusione

HOLDING CONGIUNTA - La fusione tra Nissan e Honda è sempre più probabile: come avevamo anticipato la scorsa settimana (qui la notizia), le due case giapponesi stanno lavorando per unire le due aziende e creare quello che diventerebbe il terzo costruttore a livello mondiale, dopo Toyota e Volkswagen. Alle indiscrezioni si aggiungono ora le conferme sotto forma di un comunicato ufficiale che annuncia la firma di un protocollo d’intesa preliminare “in vista di un'integrazione aziendale tra le due società attraverso la costituzione di una holding congiunta”. Se tutto andrà secondo i piani, la tabella di marcia prevede l’accordo definitivo di fusione a giugno 2025, con le assemblee degli azionisti ad aprile 2026 e l’uscita dei titoli Nissan e Honda dalla Borsa di Tokyo tra luglio e agosto del 2026. Ad agosto del 2026, la nuova società verrà quotata nella capitale giapponese. 

ANCHE LA MITSUBISHI? - Anche la Mitsubishi Motors, di cui la Nissan detiene il 24% delle azioni, è interessata a entrare nella fusione e ha firmato un'intesa preliminare. Entro gennaio del 2025 deciderà sulla forma di partecipazione all'integrazione fra Honda e Nissan.

L’UNIONE FA LA FORZA - L’obiettivo della fusione è di integrare le risorse, creare sinergie più profonde, migliorare la capacità di rispondere ai cambiamenti del mercato e aumentare il valore aziendale a medio e lungo termine. Grazie alle nuove sinergie, entrambe le aziende puntano a ottenere vantaggi di scala standardizzando le piattaforme dei veicoli. Verranno anche potenziate le capacità di sviluppo, in particolare sulle tecnologie per i veicoli definiti dal software di nuova generazione, e saranno ottimizzati i sistemi e gli impianti di produzione, con l’uso condiviso delle linee di produzione. Non solo: le due aziende prevedono di ottenere anche vantaggi competitivi sulla catena di approvvigionamento, migliorare l’efficienza operativa, acquisire vantaggi di scala nelle vendite e creare una “fucina” di talenti. 

SOLUZIONE ALLA CRISI - A spingere verso questa decisione sono state in particolare la concorrenza cinese nei veicoli elettrici e la probabilità di nuovi dazi negli Stati Uniti dopo la rielezione di Donald Trump alla presidenza. L’annuncio del protocollo d’intesa arriva infatti dopo che lo scorso mese la Nissan era passata alla “modalità d’emergenza”, annunciando un taglio di 9.000 posti di lavoro e del 20% della sua capacità produttiva (qui per saperne di più). Anche la Honda non stava passando il periodo migliore della sua storia, con utili peggiori del previsto a causa soprattutto di un calo delle vendite in Cina. Da diversi mesi le due aziende conducono ricerche congiunte in vari campi, in particolare nei settori dell’elettrificazione e dell’intelligenza dei veicol.



Aggiungi un commento
Ritratto di Trattoretto
23 dicembre 2024 - 12:25
Bene per Renault che si libera di una rogna
Ritratto di forfEit
23 dicembre 2024 - 13:03
E' anche vero che così rimarrebbe quasi esclusivamente confinata in EU* (strettamente occidentale), finirà che davvero si dovranno legare a Stellantis...
Ritratto di forfEit
23 dicembre 2024 - 13:04
* che secondo tanti (limitarsi essenzialmente al nostro continente) significherebbe aver già un piede nella fossa
Ritratto di Gordo88
23 dicembre 2024 - 15:57
1
No secondo me Renault non ha nessuna intenzione di entrare nel carrozzone stellantis..
Ritratto di Beppe_90
23 dicembre 2024 - 12:34
C’è da dire che Honda e Nissan sono due marchi che vendono… sicuramente insieme supererebbero anche stellantis a livello globale.. riguardo Mitsubishi è un marchio da rilanciare perché ha ancora appeal..perché così come e sarebbe soltanto una zavorra al gruppo..
Ritratto di Newcomer
23 dicembre 2024 - 12:42
La Nissan da leader del mercato dei crossover medi si è scavata la fossa con l’E-power e ora per evitare il fallimento si affida a Honda
Ritratto di Alvolantino
23 dicembre 2024 - 12:51
Meglio tardi che mai, questa fusione serve per rincorrere l'avanzata elettrica cinese che ormai é inarrestabile! Molto bene i tagli al personale per le auto termiche che ben presto non comprerà più nessuno!⚡
Ritratto di chinaobbrobri
23 dicembre 2024 - 13:29
Ahahahahahahahahahahahahaha!!! Ti vedo bene per un provino a Zelig, sai?
Ritratto di Newcomer
23 dicembre 2024 - 15:28
Nissan è arrivata sull’orlo del fallimento per aver inseguito la follia dell’elettrico
Ritratto di ManuF
23 dicembre 2024 - 12:51
Finché si possono avere Honda ben fatte, va bene. Penso che loro siano i primi a saperlo.
Ritratto di Byron59
23 dicembre 2024 - 13:15
Tutto meraviglioso. Mettendo insieme due debolezze si costruirà una forza superiore e poi sinergie, risparmi, efficienza operativa, vantaggi competitivi, fucine di talenti e vai ancora con il lessico adoperato dall'ideologia neoliberista per ammansire, e ammannire, i propri sudditi. Siamo all'interno di un Truman Show in cui il narratore di turno ci adesca con le sue frottole. La madre di tutte le narrazioni consiste nella pretesa di convincerci che, nell’evoluzione degli assetti sociali, abbiamo raggiunto la meta finale, la fine della storia. Meglio non si può fare. Certo ci sono problemi, quelli che ci sono si risolvono con tutto l'armamentario ordoliberista di fusioni ed eliminazione delle inefficienze. Perché viviamo nel migliore dei mondi possibili. Siamo arrivati all’apice della modernità e il progresso prosegue irrefrenabile verso le mete immaginate per noi da una classe dominante competente. Non ci sono alternative possibili. Siamo in un mondo win win in cui tutti siamo vincitori. La marea alza tutte le barche anche le più piccole, anche la vostra che fa acqua da tutte le parti. Una prima considerazione: l’ideologia neoliberale non si dichiara apertamente. Provate a chiedere alla gente comune se qualcuno sa cos’è il neoliberalismo, se sa cos’è l’ordoliberalismo, se ne ha mai sentito parlare. Se hanno mai sentito un politico dichiarare: sono ordoliberale e sono qui per realizzare i principi di questa ideologia. Eppure se vogliamo capire le tendenze in atto nella nostra società, dobbiamo capire cosa propone questa ideologia che diventa potere e crea un’egemonia capace di pervadere con i suoi principi l’intera società. Dobbiamo capire perché le regole sono fatte in questo modo e non in un altro; dobbiamo capire cosa ci comunica il potere attraverso le sue narrazioni, attraverso i suoi miti, attraverso le sue parole. Una seconda considerazione: il potere neoliberale non esplicita i propri reali obbiettivi. Li nasconde. Parla attraverso narrazioni che in alcuni casi sono dei veri e propri miti. Narrazioni manipolatorie, spesso basate su sotterfugi lessicali, che mirano a semplificare, a creare un senso comune, a indurre assuefazione. Produce luoghi comuni affinché siano recepiti in modo superficiale, per quel che appaiono, e siano fatti propri acriticamente. Vuole che le persone si sentano partecipi della narrazione; vuole che il nostro pensiero sia contenuto all’interno degli schemi dentro i quali ci hanno convinti a pensare. Il libro “The Great Reset”, scritto dall’organizzatore degli incontri del World Economic Forum che si tengono annualmente a Davos, raccomanda di parlare alla sfera emozionale e sentimentale delle persone e non alla sfera razionale. Perciò le narrazioni sono spesso funzionali all’elaborazione di giudizi morali: il debito pubblico è una colpa morale, frutto di comportamenti irresponsabili di chi ha inteso finanziare gli sprechi di una spesa pubblica inefficiente e improduttiva scaricando l’onere sulle generazioni future. Le svalutazioni della moneta erano “competitive”, cioè stratagemmi viziosi per alterare i prezzi e acquisire facili vantaggi a danno dei concorrenti. Ora dobbiamo espiare, purificarci dalle colpe attraverso la pena dei sacrifici necessari e dobbiamo adottare comportamenti virtuosi, dobbiamo essere austeri, sobri, rigorosi. Detto in altri termini: ci stanno sottraendo le tutele del lavoro e quote del salario diretto, ci stanno erodendo il salario differito (la pensione) e stanno pregiudicando il salario indiretto (il diritto all’istruzione e alla salute), ma la narrazione mira ad abbassare la soglia di percezione delle conseguenze negative apportate dall’ideologia a carico di una parte della società e, alla fine, ci fanno perdere la capacità di imputarle alla loro origine causale, all’ideologia e alle azioni del potere, e finiamo per considerarle la normalità. Eppure basterebbe pensare che non può esserci un mondo migliore per tutti. Se è migliore per qualcuno lo è a danno di altri. Il potere è sempre potere di una parte contro altre parti. Il diritto è sempre la legge del più forte diceva Salvatore Satta. Ma questa semplice verità non deve apparire, deve anzi apparire come una menzogna generata da degenerati complottisti. Ecco allora che il potere deve nascondere questa verità; deve nascondere sia gli interessi di parte, sia il vantaggio per i pochi che il danno per la maggioranza. Soprattutto il danno per i perdenti non deve essere palese e non deve essere imputabile al potere. Il lessico, le narrazioni e la trasfigurazione dei significati delle parole hanno prodotto il risultato di alimentare una narrazione capace di far apparire come razionale e universale un potere di parte che, in realtà, persegue il proprio interesse particolare a scapito di altre parti e non è per nulla razionale, ma dominato dalla paura e generatore di angosce. Il potere ci racconta che i conflitti sociali non esistono più perché non esistono più le classi sociali in conflitto tra loro. Siamo tutti classe media, tranne qualcuno che sta un po' meglio perché è più bravo e se lo merita. Non esiste il conflitto tra capitale e lavoro; non esiste il conflitto distributivo perché il mercato opera in modo totalmente razionale e dà ad ognuno quel che gli spetta, oggettivamente, in ragione della sua produttività marginale. Viene meno la ragion d’essere della politica e infatti i politici sono tutti ladri o non servono a niente e nessuno va a votare perché è inutile. Ci pensa il mercato. L’ideologia neoliberale mira a sostituire il “politico” con l’ “economico”; si propone di di imporre le regole del mercato come regole sociali e la razionalità economica tende a invadere ogni ambito della vita sociale. Ovviamente questo avviene se il mercato è messo in condizioni di funzionare cioè se funziona la concorrenza. La concorrenza funziona se non ci sono aggregazioni economiche e sociali in grado di influenzare e di manipolare i prezzi, questo sia dal lato delle imprese, sia dal lato del lavoro. Devono essere parcellizzate sia l’offerta, sia la domanda. Diceva la Thatcher: non conosco qualcosa che si chiama società, conosco individui che agiscono mossi da un interesse individuale. Dobbiamo essere imprenditori di noi stessi, ci ripetono da decenni. Tutti abbiamo un capitale da impiegare, un capitale che ognuno di noi può e deve implementare: il capitale umano. Se sei in povertà è perché sei un imprenditore di te stesso che non ce l’ha fatta, che è fallito. È colpa tua. Sei un fallito per tua responsabilità. Perché non sei abbastanza bravo, intelligente, scaltro, bello, fotogenico, interessante, smart, non sei il migliore. E riescono persino a trasformare il merito in una dittatura del merito e in una colpa per tutti gli altri che non ce la fanno. Un altro mito fondamentale è l’idea che stiamo procedendo verso gli Stati Uniti d’Europa, la terra promessa. Il popolo ebraico impiegò 38 anni per arrivare alla terra promessa dall'Egitto dei faraoni e non fu una passeggiata. Noi abbiamo già speso 67 anni – dal Trattato di Roma – e siamo passati attraverso crisi profonde; ma le crisi non sono soltanto inevitabili, sono anche necessarie. Ci hanno spiegato che l’Europa si farà proprio attraverso le crisi, attraverso stenti e sacrifici. Gli ebrei però avevano Mosè, capace di procurare la manna dal cielo e capace di attraversare il Mar Rosso. Per noi è diverso; anzitutto non abbiamo Mosè e soprattutto non abbiamo un popolo; abbiamo una pluralità di popoli che difendono interessi nazionali e molti di questi non ci vogliono proprio andare negli Stati Uniti d’Europa, nella terra promessa. Però la maggior parte delle persone è convinta che, se dobbiamo affrontare problemi e sacrifici, questi sono inevitabilmente legati al fatto che l’unione è ancora incompleta; i problemi sono legati a questa fase transitoria, sono generati da una incompletezza che peraltro è inevitabile in un percorso in fieri. I problemi si risolveranno quando arriveremo alla meta, come gli ebrei che vagano nel deserto. I problemi e i sacrifici di oggi sono giustificati dai grandi vantaggi che avremo in futuro quando l’unione sarà completata. Inutile cercare di spiegare a queste anime disposte al sacrificio che il progetto di creare uno stato federale non esiste nella realtà. Non a caso si parla di “sogno” europeo. Quel che si è voluto realizzare è un dispositivo diverso e incompatibile con un assetto federale. L’unione europea è stata costruita esattamente come l’hanno progettata coloro che hanno elaborato l’ideologia neoliberale nella versione tedesca, l’ordoliberalismo. Ed è un progetto, quello realmente realizzato, che è fondato su principi e regole assolutamente incompatibili con un assetto di tipo federale. Se si volesse edificare uno stato federale europeo, si dovrebbe demolire l’attuale costruzione, abrogare i trattati dal primo all'ultimo articolo, e realizzare un altro progetto. Si dovrebbero cancellare gli attuali Trattati e si dovrebbe dare vita ad una assemblea costituente. La narrazione induce invece a pensare che stiamo progredendo lungo un percorso lineare che, passo dopo passo, ci porterà, nella continuità, a realizzare il sogno europeo. E tra cent'anni saranno ancora qui a raccontarcelo. A raccontarci che grazie all'Europa non ci sono guerre. A parte quella in Ucraina o nella ex Yugoslavia. Allo stesso modo, sono costruite, ad esempio, le narrazioni che raccontano come lo Stato sia assimilabile a una famiglia, questa è la più bella di tutte le narrazioni, soprattutto quando si parla di debito pubblico assimilandolo al debito privato, oppure che il Paese è assimilabile a un’impresa che deve essere competitiva, che le crisi sono state causate da un eccesso di debito pubblico, che la spesa pubblica è inefficiente mentre i mercati sono efficienti, che dobbiamo fare le riforme strutturali che non sono mai abbastanza, come le privatizzazioni. Chi pensa male (cioè chi elabora un pensiero che nasconde secondi fini non dichiarabili, cioè chi ti vuole ingannare) parla male (cioè manipola il significato delle parole). Detto in termini aulici, si può dire che nel lessico del neoliberalismo viene prodotta una discrasia tra significante (la parola) e significato (il messaggio che si vuole trasmettere attraverso la parola). Detto in termini più semplici, il neoliberalismo parla con “lingua biforcuta”: propone un pensiero che nasce con un vizio d’origine; è un pensiero viziato perché promette ciò che non può e non vuole mantenere; è un pensiero ingannatore che persegue un fine nascosto che non si vuole dichiarare. E, per conseguenza, parla male nel senso che distorce le parole fino a proporre vere e proprie truffe lessicali. Snatura il significato delle parole; usa parole distorte per far loro rappresentare una torsione della realtà, una realtà alterata. Se il potere vuole tagliare la spesa pubblica al fine di contenere la domanda interna per ridurre le importazioni, per contenere i salari attraverso la disoccupazione e quindi ridurre i costi delle imprese a sostegno delle esportazioni, la narrazione non dice esplicitamente: dobbiamo tagliare la sanità pubblica, togliere fondi all’istruzione, ridurre le pensioni. La narrazione è un’altra: dobbiamo finalmente assumere comportamenti virtuosi, dobbiamo tagliare quella cosa tanto improduttiva che è la spesa pubblica, dobbiamo ridurre quella brutta cosa che è il debito pubblico contratto, per di più, con l’intento di trasferirne il peso sulle generazioni future. La narrazione usa le parole austerità, sobrietà, rigore, parole che richiamano comportamenti virtuosi, quelli del buon padre di famiglia. Le parole sono importanti e il neoliberalismo le seleziona con attenzione. Parole vecchie, che descrivono una visione del mondo che il nemico vuole sconfiggere, vengono ripudiate e bandite: se non esistono le parole per esprimere l’alternativa, l’alternativa non esiste. Il lessico del neoliberalismo propone parole ri-semantizzate che trasmettono messaggi reconditi che esse sottendono e veicolano. Bisogna quindi smascherare la strumentalizzazione del lessico da parte di chi pensa male e parla male. Ma è anche vero il contrario: chi parla male pensa male. In altri termini: se utilizziamo le parole del nemico, finiamo per pensare come lui e facciamo il suo gioco. Finiamo per pensare secondo categorie dentro le quali il nemico ci ha convinti a pensare. È questa l’egemonia culturale, il pensiero unico, la strategia vincente: il vincitore capace di convincere i perdenti che stanno vivendo nel migliore dei mondi possibili. Saper riconoscere le narrazioni e saper disinnescare la retorica suadente dovrebbe essere il tentativo di ciascuno di noi quando legge una notizia o ascolta un dibattito. Concludo con una riflessione sul “nemico”. Proviamo a ribaltare il problema e proviamo a rispondere a questa domanda: chi è il nemico del neoliberalismo? Non lo possiamo dedurre immediatamente dalle sue parole; il nemico non lo dice apertamente. Lo dobbiamo dedurre dai fatti e dall’interpretazione delle sue parole. Se facciamo questo esercizio ermeneutico possiamo capire che "il neoliberismo va inteso innanzitutto come un progetto politico finalizzato a indebolire il mondo del lavoro, a desovranizzare e de-democratizzare gli Stati, a ridurre la capacità delle masse di incidere sui processi economici e a consegnare le leve di politica economica a istituzioni sovranazionali che usano lo Stato per avanzare gli interessi dei ceti dominanti"(Thomas Fazi). E dunque prendere coscienza che il neoliberalismo pretende che ognuno di noi sia un individuo economicamente razionale, e quindi una monade nomade alla ricerca di un'opportunità in ogni angolo del continente, e quindi allineato ai bisogni del sistema. Un perfetto idiota sociale pronto a reagire agli stimoli del sistema sempre pronto a mettersi in gioco e a sacrificare qualsiasi interesse morale e familiare pur di stare al gioco. La prima forma di reazione consiste nello smascherare le parole mistificatorie. Poi dobbiamo ritrovare le parole giuste, che siano anzitutto le parole della “persona umana” cui si rivolge la nostra Costituzione, dei suoi bisogni fondamentali e inalienabili, parole rispondenti a un principio di verità, parole legate alla nostra storia, alla nostra cultura, parole che rispondano ad un principio di civiltà e di giustizia sociale.
Ritratto di Goelectric
23 dicembre 2024 - 15:18
Se ciaone fratè, non lo avrai letto nemmeno tu...
Ritratto di Byron59
23 dicembre 2024 - 16:06
No, infatti. Ero bendato mentre scrivevo.
Ritratto di Goelectric
23 dicembre 2024 - 16:15
:)
Ritratto di fabien2024
23 dicembre 2024 - 13:44
OFFERTA DI PRESTITO VELOCE E AFFIDABILE Buone notizie per coloro che hanno progetti di vita concreti e hanno bisogno di finanziamenti, la tua opportunità è attivata e puoi approfittarne perché è l'unica cosa che può farti uscire dalla povertà quindi se sei pronto a fare prestiti online affidabili ti preghiamo di contattarci iniziando il tuo ordine il prima possibile sarebbe bello visto che lavoriamo con un tasso di interesse del 5%, quindi questo finanziamento parte da 10.000 Eur a 5.000.000 Eur Per ulteriori informazioni, vi preghiamo di contattarci via customer@nexabkinter.com Whatsapp: +39 350 026 6085
Ritratto di Quello Li
23 dicembre 2024 - 14:30
SPERO SINCERAMENTE CHE NON SIA HONDA A NISSANIZZARSI MA CHE ACCADA ESATTAMENTE IL CONTRARIO. DITA INCROCIATE.
Ritratto di Delfino1
23 dicembre 2024 - 15:53
Bravissimo, questo è il "dettaglio" che fa la differenza! non vorrei dire un eresia, ma se non sbaglio tutte le Honda presenti nel nostro listino italiano sono made in japan, al contrario di Nissan che non ha più nessun modello costruito in Giappone. c'è anche da dire che Honda ha "bisogno" di Nissan per cercare di aumentare le sue quote in Europa...comunque, al netto di tutto, l'avanzata cinese comincia a preoccupare questi grandi player mondiali...
Ritratto di ilariovs
23 dicembre 2024 - 14:40
"spingere verso questa decisione sono state in particolare la concorrenza cinese nei veicoli elettrici ". Io avevo capito che le elettriche non si vendono nemmeno con gli incentivi, mo vengo a scoprire che mettono in difficoltà interi marchi da mln di pezzi a testa. La qualcosa non quadra.
Ritratto di Newcomer
23 dicembre 2024 - 15:29
Restando nel mercato cinese infatti dove non vendono più come prima. Altrove l’elettrico non è mai esistito e mai esisterà
Ritratto di ilariovs
23 dicembre 2024 - 15:59
Infatti sono BYD e Geely che si stanno fondendo, mica Honda e Nissan. Quelli dell'ibrido. Be strano che con tutto st'ibrido per affrontare i poveri cinesi che sanno fare solo elettriche (nowatt dixit) devono fondersi. Potevano affrontarli separati. Infatti Honda in Cina va alla grande, tipo -40%.
Ritratto di forfEit
23 dicembre 2024 - 16:26
Ma (e magari sbaglio da per niente fine conoscitore della situazione là) penso che i non residenti fossero da ritenersi un po' tutti ospiti là. Quindi (ospiti) desiderati finché stava bene come cosa, ma "tenedevid'annà" quando i tempi son cambiati. Ad es. te parli di -40% lì, ma relativamente a cosa? loro auto importate? (non credo proprio) / loro auto fatte in loco con fabbriche loro (bah...) / auto fatte a loro nome/marchio da produttori locali? (ah beh, lo vedi che...). Ergo
Ritratto di forfEit
23 dicembre 2024 - 15:55
Non è vero dai... Quando ci mettono 10 - 15 K di incentivi qualcun(in)o se le compra -persino- qua. Fermo restando che se proprio fossero del tutto regalate con costi a carico 100 % dello Stato penso che pochi davvero le rifiuterebbero; quindi non si può nemmeno puntare alcun dito e sostenere che sia un caso di esser avversi per partito preso. E' solo un fatto di punto di convenienza personale, e tale punto di convenienza si basa a quanto pare ANCHE / TANTO su quanta parte della macchina te la paga qualcun altro "qui" (altrove semplicemente non te le fanno targare le auto più "tradizionali")
Ritratto di forfEit
23 dicembre 2024 - 16:00
*Ora non voglio parlare per altri, ma ad esempio io stesso personalmente tipo con 20k messi a disposizione dallo stato / dalla comunità europeo / dalle nazioni unite / o quel che vuoi => una Spring base la andrei a valutare in concessionaria. Idem /analogo abitassi io a Beijing => vai certo che per una termica non passerei MAI a prescindere in concessionaria (appunto, che farmene di un'auto che poi non potrò targare; a me manco piacciono le bomboniere e i soprammobili in generale)
Ritratto di ilariovs
23 dicembre 2024 - 16:01
Beh basta mandargli una mail a quelli di Honda e Nissan, dicendogli che sono un bluff le macchine elettriche cinesi, tanto non le compra nessuno se non con gli incentivi. E poi anche a VW, BMW, Mercedes, che in Cina lo stanno vendendo (e lo rivede pure nelle trimestrali).
Ritratto di forfEit
23 dicembre 2024 - 16:13
Le macchine elettriche se le comprano i Cinesi. D'altronde sarebbe magari bastato che la tecnologia elettrica fosse stata in mano ai NON cinesi che magari in Cina avrebbero fatto l'esatto contrario e il blocco targhe magari allora era ESATTAMENTE sulle elettriche invece che sulle termiche :) :) :) Era/è solo giunto il momento in cui in termini di auto in Cina hanno deciso che Cari Occidentali, Arrivederci&Grazie Da Ora Facciamo COMUNQUE da noi. ----- Che poi, specchiando fra continenti, ti basta infatti guardare i dazi "EU" su quale tipologia di tecnologia automobilistica made in china è stato previsto: dicono che bisogna popolare l'EU di auto elettriche per salvare il pianeta ma ostacolano ESATTAMENTE le potenziali elettriche low cost made in China; mentre visto che sulle termiche non hanno speranza di competere coi nostri là facessero pure tranquillamente che tanto più che lo spiraglio delle fasce low cost termiche (che "ai nostri pare faccia per lo più piuttosto ribrezzo"). Eddai su, un minimo di spirito di osservazione, no?
Ritratto di giocchan
23 dicembre 2024 - 15:04
Speriamo Nissan non trascini giù Honda... i megagruppi spesso non funzionano (Stellantis?)
Ritratto di stefbule
23 dicembre 2024 - 15:04
12
Beh dai, se prendono metà di una e metà dell'altra qualcosa di buono nel complesso uscirà.