DA LONDRA A LOS ANGELES - Nel 1948, a South Kensigton, nel cuore di Londra, una piccola carrozzeria, la Harold Radford Coachbuilders Limited, cominciava a farsi un nome nella creazione di scocche in stile Countryman per modelli Bentley e Rolls-Royce. Una ventina d’anni più tardi, nella City, con le sue lussuose personalizzazioni la Radford divenne un’istituzione in materia di Mini. Oggi, a sessant’anni di distanza, il sogno imprenditoriale rivive grazie a Mark Stubbs (ex progettista di Bentley, Aston Martin e Bugatti), Ant Astead (volto noto di Affari a quattro ruote nel Regno Unito) Jenson Button (Campione del mondo di Formula 1 nel 2009) e Roger Behle (avvocato e business manager della nuova azienda). Il nuovo corso della Radford, inaugurato qualche giorno fa nella contea di Orange County, in California, è improntato più alle corse che al lusso e non a caso riparte da un modello dalla forte caratterizzazione sportiva che omaggia un simbolo del motorsport britannico: la Lotus Type 62.
I COLORI DELLA LEGGENDA - La casa di Hethel - fondata da Colin Chapman nel 1948, nello stesso anno in cui aprì i battenti la Radford - costruì la Type 62 in soli due esemplari nel 1969 come naturale evoluzione della Type 47 e con un obiettivo preciso: testare sul raffinato telaio progettato da Martin Waide il motore quattro cilindri bialbero 907 che di lì a breve avrebbe equipaggiato la Elite, la Esprit, la Eclat e la Excel. Ben altre sono le ambizioni della nuova Radford Type 62-2, che sarà costruita in soli 80 esemplari che i fortunati clienti potranno personalizzare secondo i propri desideri e il proprio gusto. Per il modello svelato in anteprima alle porte di Los Angeles, Button e compagni hanno scelto il bianco panna, l’oro e il rosso della mitica livrea Gold Leaf, apparsa per la prima volta sulla Lotus 49 al Gran Premio di Monaco del 1968 (vittoria di Graham Hill, terzo posto per Jo Siffert).
DA 430 A 500 CV - La Radford Type 62-2, benché costruita da zero, con tecnologie ultramoderne, a partire da un telaio realizzato in materiali compositi e alluminio - ricalca il layout e lo stile del modello originale degli Anni 60. È alta da terra appena 1.133 mm, sfoggia passaruota ampi e muscolosi ed è munita di grosse prese d’aria, indispensabili per dare fiato al potente motore V6 sovralimentato di derivazione Toyota da 3,5 litri di cilindrata, un’unità già vista sulla nuova Lotus Emira. Due le opzioni per la trasmissione: per i buoni guidatori che desiderano provare sensazioni antiche c’è un bel cambio manuale a sei marce, per tutti gli altri un velocissimo automatico a sette rapporti con doppia frizione. A richiesta, per esaltare il look racing della macchina, è possibile far montare in fabbrica uno spoiler a coda d’anatra. La Radford Type 62-2 è disponibile in due versioni: la Classic, che con i suoi 430 CV vanta un invidiabile rapporto peso-potenza di 1:1, e la più performante Gold Leaf, che grazie a nuovi pistoni, alberi a camme dal profilo più spinto e una specifica mappatura della centralina guadagna una settantina di CV, raggiungendo quota 500.
BUTTON APPROVED - La Radford Type 62-2 vuole essere un’auto sportiva “lussuosa e confortevole, ma anche bella da guidare”. Parola di Jenson Button, che ha descritto la nuova creatura della Radford come “una macchina per piloti veri. Quando ci si siede al volante - ha spiegato l’ex pilota di Williams, Benetton, Renault, BAR, Honda, Brawn e McLaren - dal parabrezza curvo si vedono i passaruota anteriori, come sulle sportprototipo che correvano a Le Mans negli Anni 70”. Una sana iniezione di adrenalina per ricreare le sensazioni e il brivido della guida vecchio stile, omaggiando due miti della storia automobilistica britannica.