Passiamo all’agognato test-drive: purtroppo, non essendo disponibile la 200cdi mi sono dovuto accontentare della 180cdi con cambio manuale, in allestimento executive, non proprio ricca di accessori.
Veniamo al concreto: l’avvio del motore risulta abbastanza garbato, non si avvertono in abitacolo scossoni o fastidiose vibrazioni. Il “rombo”, però, non lascia adito ad eventuali perplessità: si percepisce indistintamente che è un diesel. Una volta, innestata la prima, si apprezza la piacevole manovrabilità del cambio dall’escursione adeguata al tipo di vettura, non eccessivamente lunga, con innesti precisi ma non secchi. Tuttavia, ho gradito maggiormente il manuale della A3, più deciso e consistente da manovrare. Tornando alla Classe A, mi è piaciuta la frizione per la sua leggerezza ma ho riscontrato uno “stacco” eccessivamente alto; ci si fa l’abitudine in un attimo ma, a mio avviso, non è l’ideale. Molto meglio sotto questo punto di vista la frizione della A3.
Veniamo al primo pregio che ho subito constatato, la taratura del servosterzo: a differenza della A3, la Classe A non prevede la possibilità di modificarne la servoassistenza mediante diavolerie elettroniche. Tuttavia, i tecnici Mercedes hanno messo a punto un comando veramente efficace e dal doppio volto: in manovra ed alle bassissime andature, sotto i 20 km/h, il voltante è leggerissimo, sembra realmente quello della Punto in modalità City; in marcia, già dalle basse velocità, invece, acquista un carico che sinceramente non mi aspettavo: il volante si appesantisce in maniera evidentissima, trasmettendo un ottimo feedback al guidatore. Continuando il paragone con l’A3, l’ho trovato leggermente più pesante della sua modalità “dynamic” e, soprattutto, molto più diretto e preciso ai piccoli angoli del volante, basta pochissimo per farla voltare.
Il test drive si è svolto su strada provinciale a scorrimento veloce dove ho potuto constatare la validità dell’assetto: ho riscontrato un rollio ed un beccheggio molto ridotti, gli ammortizzatori sono ben frenati il che infonde una grande sicurezza di marcia; l’appoggio sulle ruote esterne risulta solido e soprattutto rapido, l’auto subito “piega” ai comandi del volante. È, dunque, un assetto tarato in chiave sportiva, con un telaio reattivo. Tuttavia, lo scotto inevitabile da pagare è un comfort, a mio avviso, solo discreto: infatti, lungo il percorso cittadino scelto dal consulente per il ritorno è emersa una evidente rigidità del gruppo sospensioni che rispondeva con una certa secchezza alle buche. A mio avviso, l’assetto dell’A3 risulta meglio tarato: è rigido il giusto ma assorbe decisamente meglio le asperità della strada garantendo un comfort adeguato agli occupanti ed una maggiore sensazione di compattezza.
A differenza della A3 ho riscontrato una maggiore prontezza dell’impianto frenante con un pedale dal carico simile, ovvero, leggerino senza, però, essere spugnoso e poco modulabile. Inoltre, mi è sembrato anche abbastanza potente.
Veniamo al motore: diversamente da quanto affermato da alcuni utenti, a mio avviso, il 1.5 frutto della collaborazione con Renault, ha una verve che sinceramente non mi aspettavo: i suoi 109 cv garantiscono una guida frizzante in quanto esibisce un bel tiro non appena il turbo inizia ad agire, ed un allungo accettabile. L’ho trovato molto meno vuoto del 2.0 tdi da 150cv dell’A3. Tuttavia, durante la marcia in città con finestrini rigorosamente abbassati, il 1.5 dci ha mostrato una rumorosità eccessiva e fastidiosa, che fa arricciare il naso a causa di un timbro poco gradevole.