Lo spinterogeno è una componente elettromeccanica che era di fondamentale importanza per l’accensione dei motori a benzina. Oggi è tutto gestito dalla centralina elettronica. Andiamo a vedere cos’è nel dettaglio questo dispositivo, a cosa serviva, come funzionava e su quali veicoli era presente e perché, prima di vedere da cosa e come è stato sostituito.
Lo spinterogeno è un dispositivo elettromeccanico finalizzato a produrre la scintilla che innesca la combustione tramite l’accensione della carica nelle camere di scoppio del motore, meccanismo che consente l’avvio del motore e quindi la partenza del veicolo. Lo spinterogeno si compone di un interruttore automatico, denominato ruttore, che ha lo scopo di generare una tensione elettrica elevata in una specifica bobina, e di un distributore rotante, che ha l’obiettivo di trasferire la tensione alle candele, determinando l’innesco. Lo spinterogeno si trovava nel vano motore ed era collegato all’albero a camme, o all’albero motore.
Lo spinterogeno rappresenta l’evoluzione della funzione del motore che, prima della seconda guerra mondiale, era solo meccanica. Lo scopo dello spinterogeno è quello fondamentale di avviare il motore e far partire la macchina. Questo succede inviando alta tensione alle candele per innescare lo scoppio. La tensione è generata dal ruttore ed è trasferita dal distributore rotante.
Lo spinterogeno non è più presente sulle auto moderne e la sua funzione viene effettuata dalla centralina.
Come abbiamo già scritto, lo spinterogeno si avvale di due componenti principali: il ruttore e il distributore rotante.
Il ruttore è montato con una batteria e con l’avvolgimento di una bobina d’accensione. L’alta tensione viene generata dall’apertura e chiusura del ruttore e si scarica su una bobina di accensione a cui il ruttore è collegato con un avvolgimento a bassa tensione. La bobina ha lo scopo di convertire il basso voltaggio in elevata tensione. Il meccanismo inizia quando il ruttore interrompe il circuito a bassa tensione grazie a delle apposite puntine, provocando una scarica ad alta tensione. Il distributore rotante trasferisce la scarica alle candele e quindi parte l’innesco.
Lo spinterogeno era una componente molto resistente, ma anche sensibile e soggetto spesso a malfunzionamenti, determinati dal blocco della calotta, la componente che protegge le puntine e invia la tensione ai cavi, o dai guasti alle puntine stesse: questi contatti, infatti, erano spesso soggetti a usura, a causa dell’ossidazione che avveniva con il caldo del vano motore. Per far fronte alla frequente ossidazione, si arrivò anche a platinare le puntine, vista la resistenza del platino all’usura. Inoltre, i malfunzionamenti dello spinterogeno potevano essere determinati anche da umidità e infiltrazioni d’acqua.
Esistono due tipi di spinterogeno:
Lo spinterogeno a carica induttiva è lo spinterogeno tradizionale, il cui funzionamento abbiamo spiegato nel paragrafo precedente.
Lo spinterogeno elettronico è l’evoluzione del primo dispositivo, soprattutto per i miglioramenti apportati all’aspetto più critico: l’usura delle puntine. Nello spinterogeno elettronico le puntine sono sostituite con dei contatti elettronici che mandano impulsi a degli interruttori, dai quali parte l’ordine di scarica della tensione dalla bobina sulle candele.
Il costo dello spinterogeno varia in base ad alcuni fattori, tra cui il tipo di veicolo, la casa produttrice e le specifiche tecniche. Mediamente il costo dello spinterogeno e delle sue componenti si aggira tra 2 e 63 euro.
Lo spinterogeno si trova nel vano motore, generalmente al di sopra dei motori V6 e V8 e su un lato dei motori interni V4 e V6.
Lo spinterogeno non era necessario nei veicoli alimentati a gasolio, perché qui l’accensione non ha bisogno di scintille, ma viene determinata dal contatto tra il combustibile e l’aria riscaldata: l’aria è soggetta a fortissima compressione, che ne determina il riscaldamento che infiamma il gasolio iniettato nel cilindro.
Lo spinterogeno era soggetto a guasti e malfunzionamenti: le cause più comuni erano l’usura delle puntine, la loro ossidazione, l’umidità, le infiltrazioni di acqua, il blocco della calotta. Come abbiamo visto, con lo spinterogeno elettronico alcuni di questi problemi sono stati risolti.
I sintomi che portano a pensare che lo spinterogeno sia rotto possono essere diversi, in base a dove si trova il guasto e a cosa succede durante le fasi di guida.
Guasto |
Sintomi più comuni |
Ossidazione delle puntine o blocco calotta |
Aumento consumo di carburante; Instabilità del motore; Motore fatica nella capacità di ripresa. |
Guasto al distributore |
Il motore non si avvia; Il motore perde di potenza; L’auto si arresta improvvisamente durante la guida; Forti rumori quando si accelera. |
Elementi usurati e problemi meccanici |
L’auto procede a scatti; Funzionamento del motore instabile. |
Oggi lo spinterogeno è stato sostituito dalle centraline elettroniche. Sui veicoli moderni non troveremo mai uno spinterogeno, prima di tutto perché potrebbe inficiare sulle prestazioni, e in secondo luogo perché potrebbe generare un elevato consumo, rivelandosi così dannoso per l’ambiente.
Le funzioni del motore vengono attualmente gestite da un microprocessore denominato ECU, acronimo che sta per Engine Control Unit (Unità di controllo motore) che fissa con accurata precisione il momento in cui inviare gli impulsi di accensione, regolando anche l’afflusso del carburante e il contenimento delle emissioni inquinanti.