È L’ANTENATA DELLA CLASSE C - Taglia questo mese il traguardo dei suoi primi quarant’anni, la Mercedes 190, ed è un anniversario da ricordare per una ragione fondamentale: con questa elegante berlina, la prima “quattro porte” realmente compatta e “giovanile" nella storia della casa di Stoccarda, nel dicembre del 1982 il marchio della stella a tre punte aprì un nuovo capitolo nella sua lunga storia.
UN PO’ DI STORIA - Prodotta fino al 1992 in poco meno di 1.900.000 esemplari, la “baby-Benz”, com’è affettuosamente soprannominata dagli appassionati, è l’antenata più lontana della Classe C, il modello che la sostituì nel 1993 e nel 2021 è giunto alla quinta generazione. Le origini più remote del progetto della Mercedes 190, identificato dal codice interno W201, risalgono addirittura alla metà degli anni ’70. L’onda lunga della crisi petrolifera del 1973 suggerì ai vertici della stella a tre punte di costruire un’auto più piccola ed “economica” rispetto alla tradizione, senza tuttavia sacrificare in alcun modo l’eleganza e la qualità costruttiva che avevano reso famosi i modelli classici. Per la nuova vettura - erede designata, anche se in formato leggermente ridotto, delle berline medio-grandi della Serie W123, apparse per la prima volta all’inizio del 1976 - la Mercedes non badò a spese, investendo 1,4 miliardi di marchi nella fabbrica di Brema, all’epoca tra le più evolute al mondo sul piano dell’automazione e ancora oggi il più importante centro di produzione per la Classe C nel mondo.
CRESCE LA SICUREZZA - Il salto tecnologico e stilistico tra la Serie W123 degli anni ’70 e la successiva Mercedes 190 fu davvero enorme: grazie a un’architettura più leggera, il nuovo modello pesava in media 280 kg in meno, risultando tuttavia molto più sicuro del precedente. Nuovi standard di sicurezza furono raggiunti anche per quel che riguardava la dinamica di guida, notevolmente migliorata grazie alle nuove sospensioni posteriori multilink (che garantivano una miglior tenuta di strada) e anteriori McPherson, i cui bracci triangolari bassi consentirono ai designer di progettare un cofano più spiovente, rendendo il look assai più “fresco” e sbarazzino rispetto alle più grandi ammiraglie del recente passato della casa.
ALLA CONQUISTA DEI GIOVANI… E DELLE DONNE - Proprio l’aspetto insolitamente “trendy” e giovanile, in cui è evidente l’impronta elegante del designer italiano Bruno Sacco, all’epoca a capo dello stile del colosso di Stoccarda, rimane una delle principali chiavi del corposo successo della Mercedes 190. Ad apprezzarla particolarmente fu un pubblico nuovo, altrettanto raffinato ma meno agée di quello abituale: la “baby-Benz” conquistò una nuova generazione di giovani automobilisti, affermandosi come un vero status symbol per gli yuppies più alla moda e un emblema d’emancipazione per tante giovani donne in carriera, che scoprirono il “feeling” Mercedes e se ne innamorano, conquistate dal look sobrio ed elegante, dalla sicurezza di guida ai vertici della categoria e dalla dolcezza dei motori della “piccola” di Stoccarda.
IN PISTA ERA UN OSSO DURO - Disponibile al lancio con un solo motore 2.0 quattro cilindri a benzina alimentato a carburatore (90 CV) o a iniezione (122 CV), a partire dal 1983 la Mercedes 190 fu proposta anche con un 2.0 diesel aspirato da 72 CV. Tutt’altra verve caratterizzava i motori a sedici valvole della 190 E 2.3-16 da 185 CV e delle successive 190 E 2.5-16 da 195 CV. Nel 1983 la versione meno potente fu protagonista di ben tre record di durata sull’anello dell’alta velocità di Nardò, mentre dalla 2.5 i tecnici della AMG ricavarono una “belva” da corsa capace di ritagliarsi un ruolo da protagonista nei principali campionati per vetture turismo. Memorabile, tra i tanti successi, la tripletta centrata nel DTM 1992 con i piloti Klaus Ludwig, Kurt Thiim e Bernd Schneider. Fu l’ultimo urrà di una carriera sportiva brillante, ma ormai sul viale del tramonto: nel 1993, sui circuiti del Campionato tedesco, s’affacciò infatti l’Alfa Romeo, che con la debuttante 155 (scopri qui la sua storia) stravinse il titolo spazzando via le avversarie nella “tana del lupo”.