LA BREXIT È STATA UNA BUONA IDEA? - Sono trascorsi tre anni, ma mai come di questi tempi nel mondo politico britannico si stanno sollevando dubbi sull’opportunità della decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea. Lo stesso Nigel Farage, tra i principali fautori del divorzio britannico dall’Ue, un paio di giorni fa ha riconosciuto che l’operazione si sta rivelando un fallimento e che, finora, il paese non ha ottenuto vantaggi dopo l’addio all’Unione.
RIVEDERE GLI ACCORDI COMMERCIALI - La cattiva gestione stigmatizzata dall’ex leader del Brexit Party di aspetti fondamentali da un punto di vista economico, come le acquisizioni societarie o la corporation tax, ora rischia di allontanare molte aziende dalla Gran Bretagna. Tra quelle del settore automobilistico - riportano i media britannici - Stellantis è la prima a chiedere di rivedere gli accordi sulla Brexit. Il colosso guidato da Carlos Tavares, che in Inghilterra possiede impianti a Ellesmere Port (nelle foto) e Luton, dove produce veicoli con il marchio Vauxhall, ha presentato un documento a una commissione della Camera dei Comuni in cui mette in discussione le “regole di ingaggio” stabilite con l’entrata in vigore della Brexit. Il problema riguarda in particolare le auto elettriche: se il costo per produrle “diventa non competitivo e insostenibile - si legge nel dossier di Stellantis - le operazioni chiuderanno”.
IL GIOCO NON VALE LA CANDELA - Con le leggi attuali, a partire dal 2024 i veicoli assemblati nel Regno Unito dovranno avere almeno il 45% del valore dei loro componenti prodotti nel Regno Unito o nella Ue. Un bel problema, per Stellantis, nel caso dei modelli a corrente destinati al mercato Ue. Le batterie, infatti, provengono in gran parte dall’Asia, il che significa che, salvo una rinegoziazione degli accordi commerciali con l’Europa, su quelle auto peserebbe una tariffa doganale del 10%. Un fattore che, secondo il colosso franco-italo-statunitense, mette sin d’ora in serio dubbio il prosieguo delle attività produttive nelle fabbriche di Ellesmere Port e Luton, dove attualmente lavorano circa 2.200 persone.