VERSATILE MA COMPLICATO - Nella sfida tra le tradizionali auto a benzina o diesel e quelle a batteria, per molti l’idrogeno potrebbe rappresentare la giusta soluzione per azzerare le emissioni allo scarico e allo stesso tempo fare “il pieno” in tempi ragionevoli. L’idrogeno può essere infatti utilizzato sia per produrre elettricità che come combustibile e i serbatoi delle auto alimentate a idrogeno si riempiono come quelli di benzina o gasolio, garantendo un’autonomia simile. Nel caso dei veicoli elettrici a celle di combustibile, l’elettricità viene ricavata dall’idrogeno, senza che l’auto debba collegarsi a una presa di corrente esterna. La Toyota è la casa che crede maggiormente nell’idrogeno come carburante alternativo e al recente Japan Mobility Show Bizweek di Tokyo ha mostrato delle cartucce portatili di idrogeno che potrebbero essere la soluzione a parecchi problemi, non solo automobilistici.
PER ORA SI CUCINA - Le cartucce sono un’evoluzione della tecnologia che la Toyota sta studiando a partire dal lancio della Toyota Mirai, nel lontano 2014. Se finora l’idrogeno era contenuto in serbatoi grandi e difficili da trasportare, con il nuovo formato si riducono le dimensioni e il peso dei serbatoi, fino addirittura alla possibilità di poterli trasportare a mano. In questo modo, secondo la casa giapponese, l’idrogeno può diventare una fonte di energia familiare e sicura, utilizzabile in diverse situazioni quotidiane, compresa quella automobilistica.
CIRCOLO VIRTUOSO - Con questi prototipi, la Toyota punta a trovare un punto d’incontro con le tecnologie e le idee di varie aziende e start-up, fino ad arrivare alla fornitura e la vendita di dispositivi che utilizzino cartucce di idrogeno portatili. Difficile ipotizzare che un oggetto così piccolo possa effettivamente contenere abbastanza energia per alimentare un’automobile per più di qualche chilometro. Tuttavia l’idea della Toyota apre nuove possibilità di impiego dell’idrogeno, che se dovesse diffondersi porterebbe a un ampliamento della rete distributiva. Se su quest’onda cominciassero a diffondersi anche distributori dedicati, ora vere e proprie mosche bianche nella rete, anche i veicoli a idrogeno potrebbero avere uno sviluppo maggiore.