Nata per la pista
Dal 1999 il nome Exige indica la versione chiusa dell'Elise, ampiamente modificata nella meccanica per l'uso in pista. Mandato in pensione il vecchio 1.8 a quattro cilindri (non più in linea con le normative antiinquinamento), il testimone è passato a un ben più muscoloso 3.5 V6, potenziato a 351 cavalli grazie a un compressore volumetrico: l'idea di questa
Exige S, ammette la casa, è venuta durante i test del motore (usato anche per la Evora) su una “vecchia” Exige. Le forme della nuova
Lotus sono scolpite, con la stretta parte centrale che collega il muso, basso e aggressivo, alla coda alta, con piccoli fari tondi. Se la “vasca centrale” in cui trovano posto i sedili (realizzata in estrusi e pannelli d'alluminio rivettati e incollati con colle di derivazione aeronatica, senza ricorrere a saldature) è quasi identica a quella dell'Elise, dietro cambia tutto: per accogliere il nuovo propulsore, è stato necessario aumentare il passo di 7 cm (modificando il telaietto che sostiene il 3.5 e le sospensioni) e allargare le carreggiate anteriori e posteriori (rispettivamente, di 2,5 e 3,8 cm) Per la prima volta, poi, è stata realizzata una versione aperta dell'
Exige S, la
Roadster, che costa esattamente come la Coupé e dalla quale differisce nell'aspetto per la parte bassa del muso (in leggera fibra di vetro, come il resto della carrozzeria), meno prominente, e per l'assenza del grande alettone sulla coda. Anche le prestazioni sono invariate, benché la velocità sia stata autolimitata a 233 km/h (145 miglia orarie) per evitare problemi alla capote in tela.
Dettagli “scultorei”
Da auto da corsa è anche l'accessibilità: per entrare nella Lotus Exige S Roadster bisogna scavalcare un'alta traversa, per poi lasciarsi cadere sui sedili. Questi ultimi sono a guscio e sottili pochi millimetri: quello destro è addirittura fisso (se un oggetto ci scivola sotto, c'è da armarsi di chiave inglese per tirarlo fuori...), mentre quello del guidatore si può registrare solo in orizzontale. Non si pensi, però, che questa sia un'auto “da fachiri”: pur abbracciando strettamente, i sedili non affaticano neppure dopo ore di guida intensa. Come da tradizione della casa, l'abitacolo è essenziale, al limite dello spoglio: l'alluminio del telaio è a vista (e, dopo pochi chilometri, diventa piuttosto caldo...) mentre davanti al guidatore c'è un minuscolo cruscotto a lancette che pare preso di peso da una vecchia citycar. Certi dettagli, però, sembrano quasi sculture: il poggiapiedi in metallo traforato per il passeggero, la sottile pedaliera, la lunga vaschetta in alluminio nella plancia, le cerniere delle porte e del portellone, in alluminio lavorato dal pieno (le seconde sono anche forate per ricercare la massima leggerezza, da sempre il “credo” della Lotus). Il baule, invece, è poco più che un pozzetto e i bagagli devono fare i conti col calore del 3.5, distante solo pochi centimetri. Ovviamente, pagando si può rendere l'Exige S Roadster (un po’) più accogliente: il “clima” manuale costa 1.530 euro, i sensori di parcheggio posteriori 410 euro (come i sedili riscaldati) e i rivestimenti in pelle (nel pacchetto Premium, a scelta fra sette tinte) 2.435 euro o 1.935 per quelli parziali. Di serie, ci sono in pratica solo l'antifurto, la radio cd e gli alzavetri elettrici.
Cambio poco adeguato
Rimosso il tetto in tela della Lotus Exige S Roadster (che va arrotolato come un tappeto, dopo aver sganciato i due supporti che lo collegano a parabrezza e montante), giriamo la chiave di avviamento e il rauco tuono che esce dallo scarico ci avvisa che i sei pistoni sono entrati in azione. Il tempo di impugnare il minuscolo volante (non perfettamente in asse con la pedaliera), di premere la frizione (non delle più leggere) e di ingranare la prima, e l'auto si muove con insospettabile docilità. A dispetto della vocazione pistaiola, infatti, la Lotus Exige S Roadster non è un pesce fuor d'acqua su strada: merito anche del motore, molto trattabile fin dai regimi più bassi. Affondando il piede sul pedale dell'acceleratore, però, la musica cambia: il peso da utilitaria pare svanire e si viene catapultati in avanti in un baleno. Secondo i dati ufficiali, questa Lotus scatta da zero a 100 in soli 4 secondi: quanto certe supercar con 200 cavalli in più, ma più pesanti. Vista la grinta, non dubitiamo delle prestazioni. Ma c'è comunque da entrare in sintonia col cambio manuale: derivato da quello di una Toyota Camry (una berlina non importata in Italia), è tutt'altro che preciso negli innesti e, specie ad alti regimi, se si è irruenti si rischia di non far entrare la marcia. Ammettiamo, invece, di non aver neppure provato a stimare i consumi (9,9 km/l quelli dichiarati): dovrebbero essere l'ultimo dei pensieri per chi sceglie una belva del genere…
Elettronica “mimetizzata”
Sulle tortuose strade inglesi attorno allo stabilimento della casa, a Hethel, caratterizzate da asfalto irregolare e molti saliscendi, non ci siamo potuti avvicinare ai limiti di tenuta della Lotus Exige S Roadster (che non si è rivelata “punitiva” per la schiena), mentre sul piccolo circuito dietro la sede della Lotus l'auto si è dimostrata velocissima e infaticabile di motore e freni, senza contare che il peso-piuma ha contribuito a non ridurre in brandelli le gomme dopo pochi giri. La doppia anima di questa Lotus è merito anche dell'elettronica, la cui taratura è regolabile. Su Tour, l'Esp vigila e i freni intervengono per limitare la tendenza ad andare “via di muso” quando si esagera in curva (sottosterzo), oltre che per simulare, in accelerazione, l’azione di un differenziale autobloccante (frenando la ruota motrice interna alla curva, la coppia viene trasferita all’altra ruota dello stesso asse). Il risultato è che, anche su fondo bagnato e nonostante i 400 Nm di coppia, affondando in uscita di curva il piede sul gas l'auto rimane composta, senza “strappi” o “buchi” nell'erogazione: un altro pianeta rispetto alle Lotus di pochi anni fa. Su Sport, il controllo del sottosterzo viene disinserito e l'Esp lascia più margine al guidatore, che può esibirsi in moderate scodate in tutta sicurezza: un comportamento magari non redditizio in pista, ma appagante. In questa taratura, inoltre, il limitatore passa da 6800 a 7200 giri, il pedale del gas diviene più reattivo e lo scarico si fa più libero: e tutto questo fa sentire anche un guidatore poco esperto un vero pilota. Una sensazione alla quale contribuisce lo sterzo, da sempre uno dei punti forti delle Lotus: non servoassistito, è molto preciso e diretto, e permette cambi di direzione fulminei. Riservata a veri “manici” (e per la guida in pista), infine, la posizione Off, nella quale solo l'ABS rimane attivo: sognatori astenersi…
Secondo noi
PREGI
> Guida. Lo sterzo è molto preciso e “senza filtri”: pare di avere tra le mani le ruote anteriori. L'elettronica ben tarata, invece, permette a chiunque di sfruttare l'auto in sicurezza e senza (troppo) farsi notare.
> Esclusività. Poche auto sfruttano sofisticate tecnologie aeronautiche come i pannelli di alluminio incollati.
> Prestazioni. Grazie anche alla sua leggerezza, la Exige S ha prestazioni dichiarate paragonabili a supercar che hanno 200 CV in più e costano quasi tre volte tanto.
DIFETTI
> Accessibilità. Salire a bordo è un'impresa: c'è da scavalcare un altro profilato e lasciarsi cadere sul sedile. A tetto chiuso, poi, occorre essere veri contorsionisti.
> Cambio. È la parte debole della vettura: va usato con precisione e decisione per prevenire impuntamenti.
> Dotazione. Con la scusa della leggerezza, non c'è nemmeno l'indispensabile climatizzatore: si poteva almeno offrirlo a senza sovrapprezzo.