Anche grigia opaca
Al pari della nuova Giulietta, anche la piccola
Alfa Romeo MiTo Quadrifoglio Verde ha un nuovo cambio: si tratta del rapido robotizzato TCT a doppia frizione (lo stesso montato nella baby-supercar 4C). Di dettaglio le altre modifiche: riguardano lo spoiler posteriore, il nuovo trattamento brunito per le calotte degli specchi, i listelli dello “scudetto” frontale, le maniglie delle porte, le cornice dei fari e i cerchi in lega di 17”, Inedita anche la tinta Grigio Magnesio opaco della carrozzeria (975 euro). All’interno, la novità più evidente è costituita dal volante: è il medesimo della Giulietta Quadrifoglio Verde, di diametro non certo contenuto e con i pulsanti un po’ “ostici” da premere. Anche la radio cd con vivavoce e schermo di 5’’ (a colori ma poco definito) è inedita; aggiungendo 500 euro, fa anche da navigatore, ma il funzionamento non è particolarmente intuitivo. Comodi i sedili, benché la seduta rimanga sempre un po’ alta e in curva non trattengano granché: i raffinati e ben più avvolgenti Sabelt con guscio in fibra di carbonio sono un “sogno” da 2.500 euro. A pagamento pure l’omologazione per il quinto posto (375 euro), il “clima” bizona (450 euro), i sensori di distanza (350) e di pressione (350) e il cruise control (300 euro).
È equilibrata
Che l’Alfa Romeo MiTo Quadrifoglio Verde sia una vetturetta grintosa lo si capisce leggendo i dati dichiarati, che parlano di 7,3 secondi per scattare da 0 a 100 km/h e di 219 km/h di velocità di punta. L’ultimo anno, però, ha visto il debutto di piccole “bombe” ben più potenti (tutte con motori 1.6 turbo da circa 200 cavalli), raffinate nella guida e che costano come l’auto italiana, se non meno. La MiTo, quindi, punta a convincere con l’equilibrio: le sospensioni non sono “spaccaossa”, neppure montando i pneumatici ribassati 215/40 su cerchi di 18’’ (almeno 400 euro e presenti nell’esemplare del nostro test) e il motore può essere “addomesticato” intervenendo sul comando DNA. Quest’ultimo varia la risposta su tre livelli (oltre che intervenire sull’Esp e sul funzionamento del sistema Q2, che simula la presenza di un differenziale autobloccante agendo sui freni delle ruote anteriori): dal più sportivo D all’A, che è pensato per i fondi viscidi. Per l’uso di tutti i giorni, il cambio robotizzato è un bel passo avanti: è rapido eppure dolce nei passaggi di rapporto (anche se, usando le “palette” dietro il volante, nella guida più irruenta qualche scalata viene rifiutata). Il “vecchio” manuale, con le sue marce corte e gli innesti precisi ma un po’ duri è un lontano ricordo.
Sotto, spinge poco
Oltre all’aggiornamento alle norme antinquinamento Euro 6, il motore è cambiato poco: il 1.4 turbo conserva la tecnologia MultiAir, che regola la quantità d’aria che entra nei cilindri non mediante la tradizionale farfalla ma agendo sulle valvole comandate idraulicamente (si riduce, così, anche la sete di benzina: il dato di omologazione è di 18,5 km/l in media). Anche nella modalità D del DNA, però, il 1.4 spinge davvero solo dopo i 2500 giri. Oltre questa soglia, il quattro cilindri allunga con grinta, ma la sua “voce” rimane quasi tutta fuori dall’abitacolo (forse persino troppo, visto il tipo di vettura). Sottotono è poi lo sterzo di questa Alfa Romeo: se ne apprezza la prontezza (basta sfiorarlo per svoltare), ma il comando è davvero leggero e la precisione in curva risulta tutt’altro che esemplare. Inoltre, tende a “seguire” l’asfalto quando questo non è liscio come un biliardo e, in piena accelerazione, trasmette qualche reazione di troppo al volante.
Una bella tenuta
In ogni frangente, comunque, la tenuta di strada è elevata: nonostante le sospensioni siano tutt’altro che “di marmo”, in pista come su strada è difficile mettere in crisi questa piccola Alfa Romeo; nel caso della precedente Alfa Romeo MiTo Quadrifoglio Verde, con i cerchi di 17’’, avevamo notato un retrotreno un po’ più “mobile”, che permetteva però d’inserire con più efficacia l’auto in curva. Ben tarato l’Esp, mai troppo “apprensivo”, e convincente la frenata: ci si ferma in poco spazio e il pedale è ben modulabile. Un difetto? Spesso nelle “inchiodate” più decise le quattro “frecce” si attivano automaticamente per segnalare una frenata d’emergenza agli altri automobilisti.
Secondo noi
PREGI
> Comfort. Anche con i cerchi di 18’’, le sospensioni “incassano bene” le asperità. Il cambio è rapido e dolce e il motore non disturba nei viaggi.
> Frenata. Il pedale risulta modulabile e la frenata è incisiva.
> Tenuta di strada. Grazie anche ai cerchi di 18’’ montati nella vettura provata, l’auto è “incollata” alla strada.
DIFETTI
> Guida. Sulla carta le prestazioni “ci sono”, ma le più recenti rivali ci hanno abituato a sterzi migliori, a motori più “cattivi” e, in generale, a un maggiore coinvolgimento.
> Navigatore. Ha uno schermo di soli 5’’ e non molto ben definito; è tutt’altro che intuitivo nelle funzioni e si paga pure (500 euro).
> Optional. Sono optional anche l’omologazione per il quinto posto, i sensori di distanza e quelli di pressione delle gomme.