È diventata più “importante”
La suv coreana, realizzata su una piattaforma del tutto nuova, ha un aspetto più importante rispetto alla ix35, il modello che sostituisce: più bassa di due centimetri, più lunga di sette e più larga di tre, la Hyundai Tucson è una vettura imponente (merito soprattutto della grande mascherina esagonale, a contrasto con i fari allungati e sottili) con alcuni tratti che ricordano le fuoristrada “rudi” (i predellini sottoporta, appena accennati), e altri quasi da sportiva: passaruota pronunciati, tetto arcuato che si raccorda col lunotto, lo spoiler alla sua sommità. Il montante anteriore, in posizione piuttosto arretrata, contribuisce a dare slancio alla vettura. Dietro, la linea è caratterizzata dai sottili fanali che “abbracciano” la fiancata e dal profilo convesso del lunotto, parecchio inclinato. Questa caratteristica, unita alla larghezza dei montanti posteriori, che disegnano un finestrino triangolare e davvero minuscolo (ha solo funzioni di design), penalizza non poco la visibilità all’indietro: per fortuna, la telecamera posteriore (di serie per questa ricca versione) limita il disagio.
Comodi anche in cinque
La prima impressione che si ha salendo a bordo della Hyundai Tucson è la sensazione di ariosità, complice anche il grande tetto apribile in vetro; l’abitacolo, tuttavia, è realmente molto spazioso. La Hyundai Tucson ospita senza problemi anche cinque persone di statura elevata. I sedili anteriori sono decisamente accoglienti (la lunga seduta sostiene a dovere le gambe) e si regolano elettricamente. Inoltre, il divano con lo schienale reclinabile e le bocchette posteriori rendono comodi i viaggi anche ai passeggeri posteriori. Nel complesso, sembra di viaggiare a bordo di una berlina, se non fosse per la posizione "sopraelevata". Lo stile dell’abitacolo è quasi in contrasto con le linee ricercate della carrozzeria: lineare, sobrio, i comandi facili da individuare. Non tutti, però. Fanno eccezione quelli nella consolle centrale, molto arretrati (tra i sedili anteriori) e quasi “invisibili”: il dispositivo di assistenza al parcheggio, il blocco del differenziale, il tasto che permette di limitare la velocità dell'auto quando si affrontano discese ripide e il selettore “sport” del cambio automatico sono utilizzabili solo distogliendo completamente lo sguardo dalla strada. Gli assemblaggi degli interni sono precisi anche in zone "critiche" quali la consolle centrale e i comandi nel volante (nessuno scricchiolio anche facendo pressione sulle plastiche). Insomma, la qualità c'è, anche se alcuni elementi in plastica rigida (come la parte superiore della plancia, dal lato del guidatore, o i pannelli delle portiere) sono un po' “leggerini”. Tornando all'abitacolo della Hyundai Tucson, al centro della consolle troviamo il pratico e ben leggibile navigatore satellitare, con schermo di 8” e sette anni di servizio Tom Tom Live per informazioni sul traffico e aggiornamenti software. Secondo la casa, il dispositivo è tre volte più veloce rispetto a quelli montati in precedenza: a noi è sembrato chiaro nelle indicazioni e rapido nel ricalcolare i percorsi. Non manca la radio Dab+, con lettore cd e 6 altoparlanti, e connessioni Usb e Aux. Oltre alle ampie dimensioni dei portaoggetti, si apprezza la capienza del vano di carico, a cui si accede da un grande portellone, ad apertura elettrica, con il pianale posizionabile su due altezze differenti.
Maneggevole e stabile
Per quanto riguarda i motori della Hyundai Tucson, la casa coreana ha confermato gran parte di quelli della ix35: il 1.6 GDI da 135 CV e i turbodiesel 1.7 CRDi da 116 CV e 2.0 CRDi da 136 e 184 cavalli (nel test abbiamo guidato quest'ultimo), ai quali si aggiunge il nuovo 1.6 turbo (T-GDI) a benzina da 175 CV. Gli sforzi, quindi, sono stati concentrati soprattutto per sviluppare la nuova piattaforma (che equipaggerà altri modelli della casa), pensata per i clienti europei, con un’attenzione particolare al comfort e al piacere di guida. In effetti, rispetto alla ix35, i passi in avanti sono notevoli. Nonostante le sospensioni assorbano a dovere le imperfezioni della strada, la vettura non manifesta mai un rollio in curva eccessivo e sfoggia una stabilità sempre rassicurante (merito anche del passo lungo, 267 cm), che non va a scapito della maneggevolezza. Tra l’altro, le auto equipaggiate con cambio automatico (come quella del test) possono contare sul Drive Mode Select, che offre al guidatore la scelta di due modalità (Normal e Sport) con differenti tarature per sterzo (comunque preciso e diretto), motore e cambio. Il 2.0 CRDi da 185 CV vibra poco (anche al minimo), non alza la voce anche in piena accelerazione, è pronto ed elastico: la generosa spinta che il motore produce oltre i 1500 giri rende la guida gradevole e briosa: i 9,5 secondi dichiarati per passare da 0 a 100 km/h sembrano veritieri, così come i 201 di velocità massima. La trasmissione automatica a sei rapporti (del tipo a convertitore di coppia) offre una notevole dolcezza di funzionamento quando si guida in modo rilassato. Tuttavia, quando si forza il ritmo, la sua risposta è un po' lenta. Infine, una nota sui consumi di carburante: considerando la stazza, i 13 km/l riportati dal computer di bordo alla fine del test, che prevedeva tratti autostradali e cittadini, sono un buon risultato, anche se piuttosto lontano dai dati ufficiali, che parlano di 15,4 km/l.
Sicurezza: un bel passo avanti
La dotazione di sicurezza della Hyundai Tucson è al passo con i tempi e c'è anche una “chicca”: il cofano attivo, che si solleva e assorbe parte di energia cinetica in caso di collisione con un pedone. Non mancano poi la frenata d'emergenza con tre modalità di funzionamento (pedonale, urbano ed extraurbano), il sistema che allerta il guidatore per evitare il salto di corsia e il monitoraggio a 180° degli ostacoli posteriori. Utili anche il sistema che "vede" e segnala i veicoli nell'angolo cieco dei retrovisori esterni e il rilevamento mediante telecamera dei limiti di velocità segnalati sui cartelli stradali.
Secondo noi
PREGI
> Abitabilità. Ci sono centimetri in abbondanza anche dietro.
> Comfort. Si viaggia ben isolati da rumori e irregolarità dell’asfalto.
> Motore. Un buon turbodiesel, regolare, pronto e poco rumoroso.
DIFETTI
> Comandi. Alcuni sono posizionati troppo in basso e occorre distrarsi dalla guida per azionarli.
> Dettagli. Alcune plastiche rigide sono un po' economiche.
> Visibilità. In “retro” occorre affidarsi quasi completamente alla (provvidenziale) telecamera posteriore.