Linea che piace non si cambia
Nel disegnare la nuova Mini, gli stilisti hanno cercato di cambiare il meno possibile le forme “rétro” dell’auto attuale, riuscita e apprezzata rielaborazione del modello originario del 1959. Ma l’apparenza inganna: questa terza edizione della Mini degli anni 2000 è nuova da cima a fondo. Più lunga di 10 cm e più larga di 4 (382 e 173 centimetri i valori complessivi), si riconosce soprattutto per le luci anteriori e posteriori più grandi, che possono essere tutte a led (i fari anabbaglianti e abbaglianti di questo tipo costano 825 euro). La
Mini Cooper S che abbiamo guidato è per ora (in attesa della John Cooper Works, prevista per il 2015) la versione più sportiva: dotata di un nuovo 2.0 da 192 cavalli, mantiene l’elemento distintivo che da sempre la contraddistingue, ovvero i due terminali di scarico centrali, mentre davanti ha un paraurti con due prese d’aria rettangolari che servono per raffreddare i freni anteriori, più elaborato che nelle altre versioni.
I comandi migliorano, gli strumenti…
Anche dentro è difficile notare subito le differenze, che pure sono numerose. La plancia della Mini Cooper S, fin troppo elaborata ma senz’altro inconfondibile, è simile a quella di prima e mantiene l’enorme elemento tondo centrale, che ospita la radio o il navigatore (con schermo di 8,8”, optional a 2.120 euro). Non però il tachimetro a lancetta, che ora è montato, insieme al contagiri, subito dietro al volante. La posizione è migliore, ma le dimensioni ridotte e le scale “compresse” degli strumenti rendono poco immediata e precisa la lettura, e lo stesso si può dire anche dei numeri (piccoli) del computer di bordo. Apprezzabile, invece, la novità dello schermo trasparente head-up display (515 euro), che spunta davanti agli occhi del guidatore nella parte alta della plancia, consentendogli di consultare le informazioni principali (velocità, indicazioni del navigatore) senza distogliere lo sguardo dalla strada. Nuova anche la posizione dei tasti degli alzavetro elettrici, sulle porte e non più sulla consolle, cosa che li rende più comodi. Restano i bilancieri lucidi (alcuni anche sul soffitto) per altri comandi: belli, ma difficili da individuare in fretta. Va detto, a onor del vero, che si usano raramente (servono, per esempio, per disattivare lo Start&Stop). Notevole passo avanti nella facilità di utilizzo, invece, è stato fatto con i comandi del “clima” bizona (380 euro, di serie c'è quello manuale): ora ci sono classiche manopole e tasti più grandi. Scenografico l’anello a led che contorna il “tondo” al centro della plancia, e che si illumina in maniera diversa in base a come lo si imposta tramite il computer di bordo: può “supportare” il navigatore, illuminandosi progressivamente in base alla distanza da una svolta, oppure la parte illuminata può essere proporzionale ai giri del motore, e così via. Questo optional si chiama Driving Excitement e costa 145 euro.
Molto curata, ma sempre un po’ piccina
Le precedenti Mini avevano finiture apprezzabili, ma non del tutto adeguate al prezzo. Adesso, ci pare che sia stato compiuto un notevole passo avanti. Le plastiche della plancia sono in buona parte morbide, i vari elementi realizzati con precisione, i rivestimenti dei sedili di ottima qualità: particolarmente gradevole la morbida pelle, optional a 2.000 euro. Qualche miglioramento, collegato alle maggiori dimensioni esterne, è arrivato anche per quanto riguarda l’abitabilità. Ma niente miracoli, sia chiaro: davanti, la nuova Mini ha due posti comodi, con la tipica seduta bassa e sportiva; dietro, invece, possono stare discretamente anche due adulti (la vettura è omologata per quattro) soltanto se chi sta davanti accetta di avanzare parecchio il sedile: altrimenti, non c’è spazio per le gambe. Discorso simile per il baule della Mini Cooper S: rifinito davvero bene, ha una capacità di 211/731 litri (invece dei precedenti 160/680), il piano posizionabile su due altezze, gli schienali del divano dall’inclinazione regolabile in due livelli (si può fare più spazio ai bagagli, accettando di viaggiare con la schiena più “in piedi”) e il divano reclinabile in due parti asimmetriche (prima erano uguali). Ciò detto, rimane piccolo: se ci si mette un valigione in piedi, resta spazio per poco altro.
Veloce sì, impressionante no
La Mini Cooper S che abbiamo guidato aveva il cambio automatico a sei marce con anche le levette al volante (1.900 euro). Rinnovata da cima a fondo, la trasmissione si è rivelata adatta anche a una piccola sportiva: piuttosto veloce nella risposta e priva di fastidiosi “slittamenti” in fase di accelerazione. Queste doti trovano riscontro anche nelle prestazioni dichiarate, che sono molto simili (quando non migliori) di quelle della “S” con cambio manuale: 6,7 secondi per lo scatto da 0 a 100 km/h (invece di 6,8) e 233 km/h di punta massima (al posto di 235). Sono dati di buon livello, soprattutto quelli relativi alla velocità; li verificheremo in una prossima prova su alVolante. Ciò detto, il nuovo “2000” è così progressivo (e le marce così lunghe: a 130 km/h in sesta si viaggia a soli 2500 giri) che la sensazione è di una spinta decisamente corposa, accompagnata da un rombo sommesso e accattivante, ma non di una grinta mozzafiato. Chiudiamo con una nota sui consumi: l’ottimo dato ufficiale (19,2 km/litro con il cambio automatico dell'auto del test) ci è parso davvero difficile da raggiungere: noi (con una guida brillante, ma senza eccessi) abbiamo letto nel cruscotto meno di 12 km/litro.
Sempre agilissima, e più silenziosa
La Mini Cooper S si riconferma un’auto intrigante da guidare. Lo sterzo, in particolare, è molto diretto, pronto e piuttosto “corposo”: consente di variare traiettoria molto rapidamente, e con precisione. Soltanto in forte accelerata va tenuto un po’ sotto controllo, perché (quanto meno con le gomme di 17” della nostra auto; di serie sono di 16”) tende a seguire le irregolarità della strada. La Cooper S del test aveva anche gli ammortizzatori elettronici (515 euro); tramite una (scomodissima) ghiera alla base della leva del cambio si può variare la loro risposta (oltre a quella di motore e cambio) in tre modalità via via più “tranquille”: Sport, Mid e Green. La Sport ci sembra adatta soprattutto per andare in pista: basta una gobba sull’asfalto per dare forti scossoni all’abitacolo, e far saltellare la vettura. Su strada, meglio la Mid, che garantisce comunque alla Cooper S di curvare “piatta” e veloce, senza rinunciare a un comfort più che accettabile per una sportiva. Anzi, una nota di merito va alla rumorosità, molto ridotta rispetto al passato: a 130 km/h il disturbo è ridotto.
Da 18.300 euro e da 95 cavalli
Tutte le Mini montano motori turbo a iniezione diretta e sono omologate Euro 6. L’unico quattro cilindri è il 2.0 della Mini Cooper S, gli altri ne hanno solo tre. La S arriverà nelle concessionarie a metà marzo, insieme alla Cooper (1.5 a benzina da 136 cavalli, 20.700 euro) e alla Cooper D (1.5 a gasolio da 116 cavalli, 21.950 euro). Un po’ più di pazienza servirà per le versioni “base”, chiamate, come in passato, One: si parla di fine aprile. Il prezzo più basso (18.300 euro) sarà quello della versione a benzina, che monta un 1.2 derivato dall’1.5, con 102 cavalli. La One D, invece, è spinta dallo stesso 1.5 della Cooper D, depotenziato a 95 cavalli, e costa 19.900 euro. Non è stata ancora comunicata la dotazione delle One, mentre le altre hanno di serie il “clima” manuale, sei airbag, i cerchi in lega leggera e la radio con presa Aux.
Secondo noi
Pregi
> Agilità. Lo sterzo è diretto e rapido, e in curva l’auto si inclina poco di lato.
> Finiture. Lavorazioni e materiali sono quelli che ci si aspetta da una piccola “di lusso”.
> Prestazioni. La Cooper S è molto veloce e scattante (anche se non “brutale”).
Difetti
> Abitabilità posteriore. I posti sono solo quattro, e lo spazio per le gambe di chi sta sul divano si ottiene solo avanzando parecchio i sedili.
> Bagagliaio. Più pratico e anche più capiente, resta però piccolo.
> Strumenti. Non consentono una lettura rapida e precisa.