I modelli
Dal 2024, non esistono vetture nuove a cui il costruttore aggiunge l’impianto per il gas naturale. Solitamente, questi modelli avevano motori irrobustiti, per garantire un’affidabilità paragonabile a quella di una vettura a benzina anche in caso di uso molto gravoso.
Esistono poi gli specialisti, in grado di trasformare le vetture già circolanti o anche di montare l’impianto su auto nuove, per conto della casa. A fare così è la Tata, che vende la sua utilitaria Vista con un kit installato da uno specialista.
Esistono due tipologie fondamentali di auto a metano
Bi-fuel o bivalenti
Il serbatoio della benzina ha una capacità invariata (o quasi) rispetto al modello di origine. Chi guida può scegliere quale carburante utilizzare, tramite la pressione di un pulsante sulla plancia. Queste vetture sono comode per chi ogni tanto deve effettuare dei lunghi viaggi in autostrada, o deve recarsi in zone dove ci sono pochi distributori di metano. Andando a benzina si spende di più, ma si evita di dover cercare un punto di rifornimento ogni 200 km circa. In linea di massima, le auto italiane (e quelle “trasformate”) sono bi-fuel.
Monofuel o monovalenti
Il serbatoio della benzina ha una capacità inferiore ai 15 litri; in pratica, è solo una “riserva”, per non rimanere appiedati quando finisce il gas. Il vantaggio principale è che queste vetture pagano un bollo ridotto del 75% (ma alcune regioni forniscono agevolazioni simile anche alle bi-fuel). In generale, appartengono a questa categoria le auto tedesche.
Citiamo poi due altre tipologie di auto a gas naturale, più che altro a titolo di curiosità
Dual fuel
Sono vetture diesel che montano kit in grado di alimentare il motore con una miscela di metano e gasolio (in quantità pressoché equivalenti). La presenza del gasolio è fondamentale per innescare la combustione (data la mancanza delle candele). In Italia, queste vetture sono ben poco diffuse. Per approfondire leggi
qui.
A idrometano
Impianto sperimentale e non ancora in commercio che ha come base i normali kit a gas naturale, modificati per funzionare con una miscela di idrogeno (circa il 20%) e metano. Un mix che consentirebbe ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 e inquinanti e potrebbe rappresentare una tecnologia “ponte” verso le auto a idrogeno. Al momento manca la normativa per rendere concreta l’applicazione sulle auto.