MERCATO SCOPERTO - Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata ormai più di due anni fa, e le conseguenti sanzioni verso Mosca, la maggior parte delle aziende occidentali ha abbandonato il mercato russo. Tra queste anche le case automobilistiche, che nel giro di poche settimane hanno lasciato scoperto un mercato che vale più di un milione di unità all’anno. Ad approfittarne sono stati i costruttori cinesi, che nel corso del 2023 hanno venduto in Russia 553.000 auto, facendo aumentare la loro quota di mercato dal 17 al 49%, con previsioni che parlano di un ulteriore aumento per quest’anno, quando i produttori del dragone potrebbero arrivare a quasi 600.000 pezzi.
QUALITÀ IN CRESCITA - Sono stati 30 i marchi cinesi ufficialmente importati all’interno dei confini russi, con Haval, Chery e Geely tra quelli più popolari. Le case cinesi erano entrate nel mercato russo già agli inizi degli anni 2000, ma inizialmente non sono riuscite a radicarsi, per un immagine debole e la forte concorrenza dei marchi tradizionali. Negli ultimi anni, a causa non solo delle sanzioni ma anche per il miglioramento qualitativo dell’industria automobilistica cinese, si è invece assistito a una rapida crescita. Lo testimonia il fatto che la maggior parte delle auto cinesi vendute in Russia non appartengano alla fascia più bassa del mercato ma a quella media: “Molti clienti ora preferiscono i nuovi marchi cinesi a quelli obsoleti europei e coreani”, ha dichiarato a Boomberg, Alejandro Carreno, amministratore delegato di una delle più grandi società di autonoleggio della Russia.
LA PRODUZIONE RESTA IN CINA - L’“invasione” di auto dalla Cina non poteva passare inosservata agli oligarchi russi, che inizialmente avevano cercato di trarre profitto dall’esodo delle case occidentali acquisendo le loro fabbriche sul territorio russo. La produzione locale ha infatti subito un rallentamento e la soluzione più ovvia sarebbe quella di convincere le aziende cinesi a investire in Russia, ma ciò potrebbe rivelarsi complicato senza i sussidi statali. Secondo gli analisti, infatti, per le case automobilistiche cinesi esportare veicoli finiti è più redditizio che costruirli in loco e per questo il Cremlino dovrebbe concedere loro vantaggi speciali per attirarle. Attualmente la Haval, appartenente al gruppo Great Wall, è l’unico costruttore cinese ad avere uno stabilimento in Russia, in una cittadina a circa 180 km a sud di Mosca. Inaugurato nel 2019 dopo un investimento di 500 milioni di dollari, produce suv e crossover e lo scorso anno ha raddoppiato la produzione arrivando a circa 100.000 veicoli, conquistando quasi l’11% del mercato automobilistico russo.
MARCHI DI PAESI AMICI - Il governo guidato da Putin sta cercando di rilanciare la produzione locale, ma la Banca di Russia in un recente rapporto stima che la produzione tornerà a pieno regime non prima del 2027 e passerà anche in questo caso dalle aziende cinesi: “L’ulteriore crescita della produzione di autovetture in Russia sarà legata allo sviluppo dell'industria automobilistica nazionale e all'aumento dell'assemblaggio a contratto di marchi provenienti da paesi amici negli stabilimenti nazionali”, si legge nel rapporto.