MODIFICARE IL DECRETO - L'associazione nazionale dei concessionari Federauto, che rappresenta circa 1.100 imprese, 48,6 miliardi di euro di fatturato 120.300 occupati fra diretti ed indiretti, sottolinea dalle pagine di Repubblica l'estrema gravità del momento anche per quanto riguarda il comparto automotive che sta subendo in modo pesante i danni creati dalla diffusione del contagio legato al coronavirus e chiede ora con forza di modificare il decreto legge Cura Italia.
TRACOLLO - Gli addetti ai lavori si aspettano un tracollo delle vendite entro il 2020 nell'ordine del 60%, una percentuale impressionante che porrà problemi enormi. Problemi che per Federauto sono tre. Vale a dire: la gestione del personale che non va affrontata con il solo strumento delle ferie ma che dovrà ricorrere all’utilizzo degli ammortizzatori sociali varati dal Governo; il sostegno alla mancanza di liquidità causata dal calo del fatturato; la gestione degli stock dei veicoli invenduti e delle parti di ricambio che rappresentano un insostenibile immobilizzo patrimoniale.
SERVONO MISURE - Quali dunque le possibili contromosse? Dall’associazione fanno sapere che hanno bisogno di misure di vitale importanza in grado di aiutarli nelle settimane di blocco dell’attività. È necessario insomma un appoggio deciso da parte del Governo per favorire il reperimento di liquidità.
Per praticità e maggior chiarezza pubblichiamo di seguito le varie richieste di Federauto espresse nell’ultimo comunicato.
- L’attività dei concessionari per la vendita e riparazione di autoveicoli e motoveicoli, in ragione dell’elevato valore dei singoli beni, ricade totalmente fra le imprese con un fatturato superiore ai 2 milioni di euro. Non godendo delle agevolazioni di differimento dei termini di pagamento alla Pubblica Amministrazione, si chiede che in sede di conversione in legge del decreto sia inserito un esplicito richiamo a tale attività, utilizzando il parametro del patrimonio netto al 31.12.2018, ultimo bilancio approvato, nel limite di 100 milioni di euro
- La compensazione orizzontale dei crediti Iva sia nei confronti dell’Erario che per la parte contributiva sarebbe un grosso supporto alla liquidità delle imprese. Oggi vige il limite di 700.000 euro annui (art. 9 comma 2 D.L. 35/2013). Si chiede di allargare il limite trasformandolo in mensile.
- Il decreto-legge è lacunoso nel trattare il caso che riguarda la situazione di dilazione dello stock. Il quesito a cui dare una risposta è: il credito ceduto pro-soluto a una banca terza è da considerarsi alla stessa stregua della sospensione prevista per i debiti bancari a medio-lungo termine? Ciò in relazione all’art. 56 comma 2b per prestiti non rateali che proroga di fatto al 30.09.2020 le scadenze. Per rendere tutto più chiaro si propone di estendere l’art.56 comma 5 anche alle imprese con patrimonio netto inferiore a 100 milioni di euro quanto previsto dal comma 2b, ampliandone la portata ed includendo anche lo strumento del finstock a mezzo factoring.
- Con riferimento alle previsioni dell’art. 57, occorre che l’attività condotta dalle concessionarie auto sia ricompresa nell’emanando decreto applicativo.