Dopo le numerose critiche da parte degli operatori del settore, a seguito dell’ipotesi di un passaggio dal 30% al 100% della tassazione sulle auto aziendali, nella loro quota di uso privato, calcolata su 15.000 chilometri di percorrenza annua in base alle tabelle dell'Aci (qui la news), il Governo ci ripensa, rimodulando la stretta fiscale su questo fringe benefit per i lavoratori dipendenti. L'aumento della tassazione, nei calcoli iniziali, era valutato intorno ai 500 milioni di gettito aggiuntivo per lo Stato. Nella tarda serata di ieri, il ministero dell’Economia ha fatto trapelare che, nella bozza della legge di Bilancio, l'aumento è sarà rimodulato e diviso in tre fasce.
La tassazione al 100% dovrebbe permanere solo per le auto “super inquinanti”, ma non è ancora stato sciolto il dubbio se questa dicitura si riferisce alle emissioni nocive, con la conseguente penalizzazione dei modelli meno recenti che non sono conformi allo standard Euro 6, o a quelle della CO2, che interesserebbe invece anche modelli molto recenti che hanno prestazione elevate (l’emissione di CO2 è proporzionata ai consumi), con una maggiore penalizzazione dei motori benzina rispetto al diesel.
Stando alle ipotesi, ci sarebbe poi una seconda fascia di modelli, la più grande, quella che interessa la maggioranza delle attuali flotte aziendali, che subirebbe un aggravio più contenuto, dove la quota tassabile di percorrenza per uso promiscuo passerebbe dall’attuale 30% al 60%. Un aumento sostanziale, ma meno del 100% inizialmente previsto.
La terza fascia riguarderebbe le auto elettriche e ibride; su queste auto la tassazione resterebbe al 30%. Anche in questo caso non è chiaro se in questa categoria rientrerebbero anche le recenti mild hybrid, che sul libretto di circolazione sono categorizzate come ibride. Rimangono escluse dalla tassazione le auto ad uso esclusivo per fini commerciali (le auto degli agenti di commercio).