ORMAI NON C'È PIÙ - Manca ormai dai cruscotti di molte auto, in particolare da quelli delle utilitarie: il termometro del liquido di raffreddamento viene rimpiazzato, sempre più spesso, da un’economica spia che si accende quando la temperatura è troppo alta e (ma solo su qualche modello) anche quando è troppo bassa. Le Case giustificano il risparmio (qualche euro) con una serie di motivazioni tecniche, che, però, non ci convincono del tutto.
NON È PIÙ NECESSARIO COME ANNI FA, MA AIUTA SEMPRE - Oggi, è vero, i motori moderni sono più affidabili di una volta, sia per come sono progettati, sia perché l’elettronica aiuta a limitare i danni nelle situazioni d’emergenza (come il surriscaldamento); in sostanza, il motore sa “proteggersi” da sé. A patto di tenerlo d’occhio con regolarità, però, il termometro è ancora utile: indica se la temperatura è troppo bassa (in quel caso, meglio non sfruttare a fondo il motore: si rischia di rovinarlo) e, se tende a salire troppo, permette di prevenire le anomalie, evitando “panne” e gravi stress meccanici.
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TUTTO FUNZIONA MEGLIO - Un motore funziona al meglio e si usura poco quando la temperatura del liquido di raffreddamento è a regime (tra 90 e 105 °C): in queste condizioni i “giochi” tra gli organi meccanici sono giusti, l’olio ha la corretta fluidità e il carburante vaporizza più rapidamente.
ALLA RICERCA DEL GIUSTO EQUILIBRIO - Il sistema di raffreddamento serve proprio a mantenere la giusta temperatura smaltendo o trattenendo il calore, in base al funzionamento.A freddo agisce il termostato: una valvola che, escludendo il passaggio del liquido nel radiatore, accelera il raggiungimento dei 90 °C. Il flusso d’aria che attraversa il radiatore è poi sufficiente per smaltire il calore del motore in velocità, ma non in coda o nelle salite.
Per evitare che la temperatura salga troppo, c’è l’elettroventola, che parte lentamente a 97-98 °C, e gira più veloce se si arriva a 100-102 °C. Quando tutto è a posto, si può sfruttare al massimo il motore anche se fuori ci sono 40 °C, ma basta un radiatore sporco o una perdita di liquido per causare un surriscaldamento.
GUAI DIETRO L’ANGOLO - È allora che l’elettronica “ci mette una pezza”: per ridurre la temperatura esclude il climatizzatore dell’aria, poi modifica l’anticipo di accensione, arricchisce la miscela e infine “taglia” la potenza. Spesso, però, sarebbe bastata un’occhiata attenta al termometro per affrontare subito il problema.