Sono tempi duri per chi deve usare l’auto. La “bastonata” del prezzo di gasolio e benzina (negli scorsi mesi schizzato oltre i due euro al litro) è stata mitigata solo dalla riduzione di 25 centesimi delle accise, imposte che gravano pesantemente sul prezzo di questi carburanti. Ancora peggio è andata col metano: in pochi mesi il prezzo, per anni costante su 1 euro al kg, è più che raddoppiato, azzerando la convenienza (oggi si trova tra circa 2,8 e 3,4 euro al kg). E non si è salvato neppure chi usa un’elettrica, o un’ibrida plug-in: anche il costo della corrente, pur difficile da quantificare date le innumerevoli tariffe disponibili, in media ha fatto un grande balzo.
Tuttavia, in questa girandola di rincari, almeno un carburante è rimasto “amico” del portafogli: il Gpl. Costa più di prima (oggi si trova a circa 0,79 euro al litro), ma senza perdere il consueto, netto vantaggio rispetto a benzina e gasolio (pur se l’auto ne consuma il 20-30% in più rispetto a quando funziona a “verde”). Anche in un’ottica futura questa costanza di prezzo è tranquillizzante, e l’offerta di modelli nuovi (piccoli e medi) alimentati con questo gas è piuttosto estesa. Ecco allora tutto quanto occorre sapere su questo carburante.
Dato che usare il Gpl invece della benzina limita le emissioni allo scarico della CO2 (per molti esperti all’origine del “clima pazzo”) del 5-10%, alcune amministrazioni premiano le auto che lo impiegano. Le vetture nuove non pagano il bollo per i primi 5 anni in Basilicata e Puglia, e per 4 in Liguria (qui l’esenzione vale anche se si monta l’impianto in una vettura usata). Niente tassa di proprietà in Trentino-Alto Adige, ma solo per un anno (auto con emissioni di CO2 fra 96 e 135 g/km) o due (61-95 g/km). A volte, poi, i veicoli a Gpl possono circolare anche in caso di blocchi del traffico per inquinamento o nelle ztl, come l’Area B di Milano (pure le auto vecchie “trasformate”).
Le auto nuove a Gpl derivano da quelle a benzina. L’impianto di alimentazione (nella carrellata qui sotto le parti principali) è montato “in parallelo” e permette di scegliere quale carburante usare (ma avrebbe senso rinunciare a quello più economico?). Se il gas finisce, il passaggio alla “verde” è automatico. Alcune versioni a Gpl sono prodotte dalla casa, con modifiche al motore per una miglior resa. In altre, l’impianto è installato prima della consegna. Quasi sempre, le auto a Gpl mantengono il serbatoio della benzina del modello d’origine: sono, cioè, bifuel. Le monofuel, invece, portano meno di 15 litri di “verde”, da usare solo come riserva; fra i loro vantaggi c’è il bollo, ridotto o azzerato, ma la praticità d‘uso è minore. Questo sistema è preferito nelle vetture a metano: qui un serbatoio ridotto fa comodo perché lascia spazio a bombole che sono più grandi.
La bombola
Il Gpl (allo stato liquido) sta in una bombola toroidale (“ciambella”) in acciaio spesso 3,5 mm. Posta nel vano nato per la ruota di scorta, regge oltre 30 bar, ma non “lavora” oltre i 15.
Il bocchettone
Il bocchettone per caricare il Gpl affianca quello per la benzina e sfrutta un adattatore che in altri Paesi (come Germania e Spagna) è diverso da quello usato in Italia. Se serve, costa € 10-30.
La valvola di sfiato
Nella bombola c’è una valvola che evita il rischio di esplosione: se la temperatura o la pressione salgono troppo, si apre lasciando fuoriuscire poco gas per volta.
La centralina
La gestione dell’impianto a Gpl (degli iniettori, in particolare) è affidata a una centralina elettronica che sfrutta le informazioni degli stessi sensori usati nel funzionamento a benzina.
Il commutatore nella plancia
Un tasto nella plancia commuta dal gas alla benzina e include i led che mostrano il livello del Gpl. Nelle auto con impianto montato in fabbrica, l’indicatore è nel cruscotto.
La valvola di sicurezza
Una valvola di sicurezza blocca il flusso del Gpl sotto il cofano quando il motore viene spento.
Gli inettori
Di solito, il gas arriva nei cilindri tramite una serie di iniettori specifici (che lavorano a 1-1,5 bar) inseriti nei collettori di aspirazione.
Il filtro
Dopo il riduttore c’è un filtro (che va cambiato a ogni tagliando): ferma eventuali impurità, presenti nel gas, che potrebbero danneggiare gli iniettori.
Il riduttore
Elemento fondamentale di quasi tutti gli impianti è il riduttore. Qui, il Gpl liquido che arriva dal serbatoio è trasformato in gas per poter essere utilizzato nel motore.
La sigla Gpl sta per gas di petrolio liquefatti: a temperatura ambiente, una pressione di pochi bar basta per portarli allo stato liquido, riducendone drasticamente il volume. È per questo che una piccola bombola riesce a garantire centinaia di km di autonomia. Il Gpl è una miscela di idrocarburi, in massima parte propano e butano. Si ricava durante l’estrazione dal sottosuolo di metano o di petrolio, oppure durante la raffinazione di quest’ultimo (che serve principalmente a ottenere benzina, gasolio o cherosene). In media, da un barile di greggio si ricava il 3-4% di gas.
Il buon numero di modelli a Gpl offerti direttamente dalle case limita la necessità di rivolgersi a uno specialista per installare l’impianto nella propria auto. Oltre a offrire vantaggi in termini di integrazione del sistema e di garanzia (per dire, eventuali danni al motore potrebbero dare origine a un rimpallo fra l’installatore e la casa). Ciò detto, praticamente tutte le auto a benzina si possono trasformare, e spesso i componenti sono gli stessi usati dalle case; la spesa va da 1.000 a 2.500 euro. Può convenire a chi usa una vettura di qualche anno in buono stato, e nelle zone in cui ci sono vantaggi (come l’accesso alla Ztl) per le auto a Gpl.