Curata nelle finiture, la Mini Countryman ha degli interni innovativi, spaziosi e versatili (peccato per alcuni comandi “difficili”). Il 1.5 mild hybrid spinge bene, ma si sente che ha solo tre cilindri.
Col restyling di inizio 2021 la Mini 3 porte non ha solo guadagnato uno stile più moderno, ma anche dotazioni come l’avviso di uscita di corsia. Il 2.0 perde qualcosa in potenza, ma la grinta c’è.
Brillante nella guida, la Mini Cooper SE è la versione elettrica della piccola tre porte inglese. Ha finiture apprezzabili e dettagli ricercati, ma costa cara è ha un’autonomia ridotta.
La Mini Cooper S ha ottime prestazioni, beve poca benzina ed è rifinita molto bene. Ma lo sterzo è un po’ duro e gli spazi di frenata non sono proprio ridotti.
Forme ricercate e dotazioni sfiziose (ma anche un prezzo elevato) distinguono la Mini Countryman, una crossover dall’ampio abitacolo ma dall’assetto piuttosto rigido. Il 1.5 tre cilindri diesel ha una bella verve e non “beve” troppo.
La Mini Countryman è una crossover sfiziosa, ben rifinita e piacevole da guidare, nonostante lo sterzo un po’ troppo pesante. L’assetto, piuttosto rigido, non la rende comoda sulle sconnessioni secche.
Più grande e curata, la Mini Clubman è sempre brillante e divertente da guidare. Conserva i fari ovali, il frontale arrotondato e il portellone a due ante, ma ora ha quattro porte. La qualità, però, si fa pagare.
L’agilità è elevata, come pure soddisfano lo sterzo e la tenuta di strada; il tre cilindri 1.5 turbodiesel da 116 CV assicura prestazioni adeguate senza sprecare gasolio. Curate le finiture, ma il prezzo è alto.
La nuova Mini è più comoda e pratica. Agilissima e provvista di sterzo e freni da sportiva, diverte pure grazie al nuovo e brioso tre cilindri 1.5 turbo, oltretutto poco assetato di benzina.
La linea è aggressiva, il comportamento stradale appagante, pur con qualche reazione di troppo dello sterzo. Due soli i posti, ma è il prezzo che si paga all'immagine e alla sportività.
I due posti dietro non sono particolarmente spaziosi. Il motore 1.6 a gasolio da 111 CV, fluido ma non grintoso, vanta consumi bassi e le qualità dinamiche non le mancano. Ma costa cara.
Più crossover che vera e propria suv, esteticamente si richiama alla Mini “normale” – anche nell’originale abitacolo – ma ha cinque porte ed è più spaziosa per passeggeri e bagagli. Per affrontare fango e neve c’è la versione 4x4 (ancor più costosa di quella a trazione anteriore in prova), ma l’assetto – poco rialzato – privilegia la guidabilità su asfalto. Abbastanza brillante, ma non particolarmente economo, il 2.0 a gasolio da 143 CV.
Rispetto alla berlina ha il tetto più basso e corto e il parabrezza più inclinato, mentre la parte inferiore della carrozzeria è la stessa. I posti sono soltanto due, e lo spazio liberato dal divano è andato a vantaggio del bagagliaio. Grazie all’assetto sportivo il piacere di guida (a differenza del comfort) è ai massimi livelli, ma il carattere di quest’auto mal si sposa con il 2.0 turbodiesel da 143 CV, e il comfort lascia a desiderare.