La quinta generazione della Toyota Prius, l’auto che ha di fatto inventato l’ibrido nel 1997, per la prima volta ha un aspetto dinamico; queste linee, però, condizionano pesantemente la visibilità e l’accessibilità. Lunga 460 cm, in Europa arriva solo in versione plug-in: ha 223 CV e promette poco meno di 70 km in elettrico (la batteria è da 13,6 kWh di capacità, di cui 10,2 usabili e sta sotto il divano). Il bagagliaio è di soli 284 litri: il vano è basso (circa 35 cm fra piano e tendalino) e non c’è neppure il doppiofondo poiché sotto il piano ci sono il caricatore di bordo e il serbatoio della benzina. Di serie ha praticamente tutti i più evoluti aiuti alla guida; reattivo ma un po’ “spartano” il sistema multimediale, mentre i comandi nella plancia convincono, a partire da quelli del “clima” (che però è privo delle bocchette posteriori). Quasi tutte le plastiche sono rigide, ma anche ben lavorate e gradevoli al tocco; e i montaggi non prestano il fianco a critiche. Per la prima volta, inoltre, una Toyota Prius convince alla guida: lo sterzo è ben calibrato, l’auto non si inclina molto di lato in curva e le prestazioni “ci sono”. Inoltre, il 2.0 è ben insonorizzato e anche quando lavora a pieno regime l’effetto scooter raramente disturba. Quasi sportivi i freni, dal comando ben modulabile.